Pellegatta ci ha invece regalato molto di più di una semplice rivisitazione storica. Siamo accolti nella sua casa in penombra che sembra non voler disturbare i ricordi, come se troppa luce li ferisse o forse li rendesse vivi, acuminati al punto da turbarlo o emozionarlo nuovamente.
L'ambiente parla di lui, della sua forte personalità, del suo gusto per il bello. Sulla splendida boiserie sono esposti numerosi quadri di pregio, sul parquet capolavori persiani e sugli scaffali numerosissimi libri.
Il racconto di Pellegatta è denso di melodia e completa uno spartito che sembra armonizzarsi con l'arte che lo circonda.
Come nasce la sua passione per la Pro Patria?
Seguo la Pro Patria dal maggio del 1947, scappai dall'oratorio San Luigi, salutai don Giuseppe Ravazzani e andai per la prima volta allo Speroni. La partita era Pro Patria-Vogherese, vincemmo dieci a zero con tre reti di Carletto Reguzzoni e andammo in serie A.
Che cosa ricordi del famoso spareggio di Roma?
Ricordo che era il giugno 1954, allo stadio Flaminio di Roma, partimmo in treno in cinquecento, là ci attendevano trentamila tifosi tra cagliaritani e romani. Esponemmo uno striscione con scritto: «I tifosi della Manchester d'Italia salutano i tifosi romani». Fummo sommersi da una bordata di fischi impressionante. Fu una vittoria incredibile con due goal di Manucci, il giorno più bello della mia vita. Alla stazione di Busto ci attese la banda musicale e fummo osannati con la squadra per tutta via Mameli, fino all'albergo Pavone, dove ci aspettava Peppino Cerana.
Oltre alla Pro Patria?
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia benestante che mi ha permesso di vivere bene, non mi mancava niente, Porsche, divertimenti e bella vita, ma nonostante questo non ho mai barattato la passione per il biancoblù. La piramide delle mie priorità è sempre stata: Pro Patria in cima, poi la famiglia e infine il lavoro, che mi ha dato molto, soprattutto dopo che il poker del bar Lucio mi ha tolto tre appartamenti.
Che cosa succede quando la Pro Patria perde?
Vado a letto senza cenare, se invece vince, vado al multisala, il cinema è una mia grande passione.
Altre passioni?
La lettura, ho letto tremila libri, Freud, Castellaneta (che adoro), Bevilacqua, Piero Chiara ma anche l'origine della specie di Darwin, che mette a disagio un cattolico convinto come me. La tua delusione più grande?
Il play out perso con il Verona qualche anno fa, lì ho pianto. Del play- off con il Padova invece sapevo già tutto prima.
Quali sono i tifosi che stimi maggiormente e senti simili a te nella passione?
Ricordo il compianto Mario Cocco, mentre oggi cito Gianni Rigon e Centenaro. Tra i giovani Andrea Macchi.
Dove sarà la Pro Patria tra cinque anni?
Abbiamo un grande patron, non toccatemi Vavassori, ci porterà lontani, abbiate fiducia e lasciatelo lavorare!
E qui si commuove, come ha spesso fatto durante l'intervista, Nando Pellegatta un duro dal cuore tenero suona la carica: crediamoci tutti insieme.
Flavio Vergani
1 commenti:
Nando sei un mito!
Posta un commento