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L’idea è stata la stessa, ma i sapori decisamente diversi. L’anno scorso la grigliata evocava gli ultimi segnali di fumo per denunciare la vicinanza del baratro, quest’anno è stata decisamente ricca di tanto arrosto e poco fumo, poiché la caccia ha portato un buon bottino da mettere sul braciere.
Mastro Piran e il presidente Zaro non hanno fatto mancare la materia prima e fino  a tarda sera si è mangiato e bevuto per festeggiare ancora una volta i tigrotti presenti al gran completo.
Sembravano quelle ultime sere di vacanza, quando si cammina sulla spiaggia fino a tarda ora per godersi l’ultimo giorno di mare, cercando di allontanare la nostalgia dei giorni trascorsi e combattendo la malinconia che pervade l’animo, preoccupato dal fatto che l’anno prossimo potrebbe non essere così. Si cerca di allontanare il momento del commiato, si vorrebbe allungare la pellicola di un film vissuto da protagonisti, insistendo nel non scrivere sulla sabbia la parola “fine”, quasi timorosi di un nuovo inizio dell’avventura la cui lontananza trasmette un senso d’incertezza.
E allora, si cerca con la celebrazione di giocarsi un supplementare che tenga viva la stagione, facendola pulsare ancora una volta nell’animo, per poterla consolidare e archiviare senza il dubbio di non averle dedicato le giuste attenzioni.
Il Pro Patria Club, ha scritto su un lingotto d’argento il suo grazie, regalando a ciascun giocatore qualcosa di prezioso e brillante per conferire loro il giusto valore. La Pro Patria oggi è l’unica azione salita di valore nello zoppicante mercato azionario, il suo spread verso il bund tedesco non soffre disavanzi, il suo valore capitalizzato sul campo non ha eguali. Forse a un attento analista finanziario non sfuggirebbe l’unica negativa che potrebbe deprezzare il rating del bond del “Ceo” Pietro Vavassori e a nostro avviso riguarderebbe la mancanza di strutture per uno sviluppo organico del potenziale societario. Un “minus” che potrebbe comportare un “down” da parte degli operatori finanziari, in quanto senza campi d’allenamento per i giovani, è difficile  ipotizzare uno sviluppo di un’azione che ha come “main focus”la capitalizzazione dei dividendi, strettamente correlata con lo sviluppo delle risorse “primaverili”. Crediamo che se la città di Busto ha davvero fiducia in questo “corporate bond”, lo debba dimostrare sostenendolo con i fatti, gli azionisti esterni che in passato hanno spesso incassato cedole di visibilità e dimostrato con la presenza a “Wall Street”di voler quotare l’azione biancoblù, devono impegnarsi per sostenere il rating in un momento di turbolenza societaria generale. Abbiamo la fortuna di avere ottenuto stabilità del titolo dopo che lo scorso anno era stato sospeso dal mercato per eccesso di ribasso, oggi abbiamo un rating “, tripla A”, ma l’azionista di maggioranza ha chiesto di fortificare il capitale sociale, non con  le parole, nemmeno con soldi, ma solamente con fatti.
 Se Busto crede ancora nell’azione Pro Patria, lo dimostri, diversamente i dividendi potrebbero non essere più garantiti e non vorremmo vivere a Busto l’ennesima situazione “greca”.

Poi, spento il braciere e le luci dello Speroni, sono rimasti accesi solo i ricordi di una stagione quasi perfetta. I riflessi della luna si specchiavano negl'occhi dei presenti, tradendo più di una lacrima in libera uscita. Qualche cuore in sincope per l’emozione e qualche malinconia di troppo accompagnavano le ombre della sera che calavano sullo Speroni e come un velo avvolgevano definitivamente la stagione sportiva, archiviandola nella storia biancoblù. Esserci stati è la consolazione più bella che rende meno triste quel senso di vuoto che ci accompagnerà fino a luglio. Saranno domeniche a “rischio Ikea” per chi ha moglie, a rischio “ Gardaland” per chi ha figli, in attesa di ripartire con una splendida nuova avventura.
L’auto tecnica di Macchi e compagni è in officina per il tagliando e la revisione, dopo i molti chilometri percorsi, l’”Hooligano” era felice di essere là, sotto la sua curva con i suoi amati ultrà. Gente che ha tatuato la Pro non solo sulla schiena o sulle braccia, ma soprattutto nel cuore e nell’anima. Ha ragione Centenaro: “senza gli ultrà è una pastasciutta senza sale”. Il Grecchi e il Bonfanti sedevano allo stesso tavolo, dopo le beghe di condominio d’inizio campionato. Il Mattia Ferrario è stato profeta in (pro)patria, “la signora delle caramelle” ha finito pure quelle e il “Merlino” si commuoveva parlando dei suoi “figli”, che gli vogliono un bene dell’anima.
Cala il sipario, scorrrono i titoli di coda, si ritira il premio Oscar per la miglior regia, migliori attori e miglior sceneggiatura. Ora gli spalti sembrano più soli, là dove abbiamo combattuto per non essere: “fessi e già retrocessi”, regna un silenzio che inquieta.  Quante domeniche passate con l’urlo in gola che esplodeva ai goal di Giannone, del Cozzo e del capitano. Gli applausi alle parate di un piccolo, grande uomo. Passano in successione le immagini di “galera” Vignali, di “the wall” Nossa e Polverini o quelle delle iniziali timidezze dei giovani, poi rinfrancate dall’affetto dei tifosi che hanno imparato ad apprezzarli. Sembra tutto così lontano e come tutte le cose lontane prendono maggior valore. Ora, sembrano ancor più preziose di allora e l’abbraccio finale regalato ai calciatori ,prima del commiato finale,  è stato di quelli che durano quell’attimo in più, che vuole dire: non te ne andare, perché ti vogliamo bene.
Grazie ragazzi!
Flavio Vergani

4 commenti:

franco B ha detto...

... perchè disperarsi... siamo solo all'inizio...e la storia continua...

Anonimo ha detto...

Bello anche vedere il tavolo degli ultrà con l'Hooligano e i tanti non del PPC che hanno condiviso la festa. Grazie!

Anonimo ha detto...

Tanta gente e tanto entusiasmo, grande PPC!

Anonimo ha detto...

Bella serata di emozioni.Ma quanto mangiano i giocatori?