E' passato un altro anno e che anno! Vittorie, vittorie e ancora vittorie. Non c'eravamo più abituati e forse non lo siamo ancora. Difficile gustare il paradiso quando si è abituati solo all'inferno. Troppe illusioni di un nuovo che alla fine si è sempre rivelato "peggio di prima". Troppi sogni evaporati, illusioni calpestate, certezze svanite. Un percorso, che in molti chiamavano progetto, si è trasformato dapprima in un rosario di sofferenza , poi in una via crucis senza risurrezione. Ci siamo aggrappati alla"buona novella", perchè non avevamo più nulla in cui credere, giusto per molti, sbagliato per altri, ma era l'unico discepolo rimasto con la folla.
Poi è arrivato il salvatore, parlava una lingua diversa, poche parabole e molti fatti, persino il miracolo della salvezza nonostante la croce con 13 chiodi. Ha riscritto il testamento, rendendolo nuovo e attuale.Non tutti gli hanno creduto.
Non era facile dopo aver attraversato l'inferno. Ha portato con lui apostoli sconosciuti ai più, un nuovo verbo coniugato al futuro e mai al passato. Ha trovato due pani e tre pesci, se li è fatti bastare e ha saziato la folla, moltiplicandoli fino a 73 punti in un anno, mettendo le cose in chiaro nel tempio bustocco, affinchè il campo del vasaio non fosse più sinonimo di terra del tradimento.
Ha scacciato i mercanti dal tempio con i loro tesori, compreso chi era storpio o solo zoppo, ha accolto i pargoli con affetto fino alla porta della sua casa, a costo di lasciarla spesso aperta.
Molti lo hanno guardato con diffidenza, freddezza; lontananza; ha pagato un recente passato franato sull'ambiente con fragoroso tonfo. Un crollo che, per molti, ha sommerso per sempre la fede, cancellato ogni ricordo, spento ogni speranza futura. Difficile farsi amare da chi ha provato l'inferno. Un anno e più di distacco percepito, di tiepida freddezza, di ideologica lontananza. Un atteggiamento di difesa ereditato dal passato, quando quasi tutti si erano fatti travolgere dall'entusiasmo, credendo in qualcuno che finalmente aveva promesso di farci entrare in paradiso, regalandoci l'inferno.
Difficile per la sua natura caratteriale sperare di accellerare i tempi, rilanciando nuove certezze. I puntini sulle i, le poche deroghe al protocollo, le puntualizzazioni taglienti come diamante sul vetro, non hanno contribuito al colpo di spugna, al "vogliamoci bene", ma è forse bene così, perchè chi si mimetizza spesso vuole nascondersi e l'esperienza parla chiaro sul come poi va a finire.
Oggi si vive il tempo dell'aveva ragione lui, un tempo che in altri momenti sarebbe carico di esagerati entusiasmi e invece no. La piazza è anestetizzata, teme possa avvenire qualcosa che ultimamente è sempre avvenuto. Una valanga che possa spazzare via tutto. Oggi non sarebbe neppure una sorpresa, farebbe parte del solito destino. Ci si immaginano scenari apocalittici, si punta su cosa possa far saltare il banco, un mercato invernale con qualche partenza illustre, i campi di allenamento che non arriveranno, un disimpegno finanziario causa crisi economica. Ci si tiene saldi, si vola bassi, nonostante le tigri stiano volando dove osano le aquile. Ci si affida al silenzio come se fosse un talismano, si sogna tenendo basso il profilo, per non cadere da troppo in alto e farsi poi male.
Un anno durante il quale si è saliti sempre più in alto, scalando agilmente la montagna. Ora si è arrivati al campo base più alto, si vede la vetta, ma l'aria è maledettamente rarefatta. Possibili giramenti di testa, nausee, mal di testa, potrebbero rendere vana la scalata. Un chiodo non saldo, un rampone difettoso, una corda che si spezza, potrebbero rendere nuovamente vana l'ascesa e farci cadere nell'inferno della delusione.
Occorre sangue freddo, concentrazione, sacrificio, ma soprattutto fiducia nella guida, nel capocordata, che ha in mano la bussola, ma soprattutto il barometro che gli farà sempre capire che "'aria tira".
Fa un freddo cane a queste altitudini e a differenza delle altre volte l'entusiasmo non riesce a scaldarci, l'anima è ancora gelata da antichi ricordi. Nello zaino, per ora, solo delusioni da buttare nel crepaccio, ma anche una gran voglia di issare la bandiera biancoblù in cima alla montagna e finalmente capire se oltre la vetta, questa volta, ci attende davvero il paradiso.
Flavio Vergani
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1 commenti:
Caro Sig. Vergani: cerchiamo una volta tanto di vedere il bicchiere mezzo pieno e di brindare tutti quanti al nuovo anno con spirito gagliardo. Comunque bella la sua parodia, fatta con sentimento a tanta umanità.GRAZIE ed a TUTTI un prospero 2013.....
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