Ricordo i volti
perplessi di qualche tempo fa quando arrivava a Busto un giocatore giovane. Nemmeno
lo si citava nell’elenco degli acquisti. “E’ per la panchina”diceva il
gruppetto di pensionati sempre presenti allo stadio nel pomeriggio oppure “l’hanno
preso per la Beretti”. Il nome? E chi lo sapeva…
Subito veniva
relagato nel dimeticatoio. E come poteva essere diversamente? Ricordo alcuni di
loro: Binelli, Granaglia, Saporito. Furono la disperazione del popolo biancoblù.
Ma anche Ruopolo, Rocchi, Tacconi, Bucci, Ardemagni che seppur poi conobbero
una buona carriera in quel di Busto confermarono l’equazione giovane uguale “pippa”.
Qualche eccezione
ci fu con Rovellini e Marchetti, ma fu la conferma della regola.
Il cuore si
infiammava con gli arrivi dei grandi nomi della categoria oppure quando veniva
pronunciata la mitica frase che sdoganava anche i bolliti a fine carriera “ha
giocato in serie B”. Allora si correva a casa in bicicletta ripetendo ossessivamente
il nome del nuovo arrivato per consulatare l’Almamacco del calcio Panini, vera
bibbia dello calciofilo quando non esisteva internet che tutto ha reso facile
in termini di raccolta informativa. Trovare il nome del nuovo arrivato nelle
prime pagine riservate a chi giocava in serie A o B e leggere la sua scheda
curriculare infondeva certezza sul valore del giocatore e niente e nessuno poteva far cambiare quella
convinzione.
Scarnecchia,
Tramezzani, Giorgio Morini, Manicone, Bonafè infiammarono le estati biancoblù
con quella scia carismatica di chi ha calcato campi importanti.
Poi, le cose sul
campo andarono come sappiamo e non sempre, anzi quasi mai, i sogni si
trasformarono in realtà, ma l’equazione giovani uguali a pippe resistette
praticamente fino all’arrivo di patron Vavassori che ebbe la brillante idea di
presentarsi a Busto ad un pubblico già incazzato come una biscia per quanto
successo negli anni precedenti con i famosi terzini giovani subito battezzati
dal Grecchi come “inguardabili”.
E, non contento,
ecco la nidiata di baby invadere lo Speroni facendo precipitare nella
disperazione l’intera piazza biancoblù.
Il tutto con
tredici punti di penalizzazione sul groppone. Questo se non è pazzo è
incosciente fu il commento convinto delle piazza reale e virtuale.
Andò come
sappiamo anche se gli inguaribili pessimisti e gli amanti dell’analisi, seppur
assolsero tale spregiudicata(per loro)politica, mai ritirarono il capo di
accusa che ancor pende sull’imputato riguardante il fatto che quei giovani,
seppur profittevoli a livello di contributi economici, non hanno “fatto
carriera”rimanendo ancorati alla categoria o ai confini della stessa. In
effetti, Sala a parte, non si registrano altri importanti casi di successo.
Ma, visto con il
senno di poi, forse quei giovani erano funzionali al progetto che doveva essere
vincente e si puntò anche sull’usato sicuro e non solo sui chilometro zero.
Quando il
progetto ha cambiato radicalmente forma e ha sposato la valorizzazione dei
giovani come primo obiettivo dobbiamo onestamente dire che si è centrato l’obiettivo
tacitando l’accusa.
La Pro Patria
anche domenica scorsa ha fatto e detto la sua su un campo ostico come quello
bergamasco con i suoi giovani di grandi prospettive. Voci autorevoli
provenienti dal calciomercato danno per certo un futuro importante per
Mignanelli, De Biasi e Gabbianelli, ma non dimentichiamoci il portiere Messina,
il difensore Spanò, il talentuoso Giorno per parlare di chi ha più sorpreso, ma
anche dei vari Tonon, Mella e Casiraghi che seppur in ritardo sulla
aspettative, hanno dimostrato indubbie qualità. Lo stesso Siega ha mostrato
nella partita con il Savona la sua potenzialità, per lungo tempo celata dietro
problemi di difficile interpretazione. Ciliegina sulla torta sono state le
parole di mister Gustinetti(uno di quelli che conta per i precedenti che vanta)
a riguardo di mister Colombo, “uno che farà strada”ha dichiarato l’alleatore
dell’AlbinoLeffe. Una gratificazione importante che qualifica il progetto anche
se lo stesso purtroppo rimarrà incompiuto a livello di risultato finale a causa
di “principi inderogabili”che porteranno a una volontaria rinuncia a dotarsi di
quel poco che manca per essere quello che non siamo.
Questo è il
cruccio che fa più male. Fa male ai tifosi che potrebbero applaudire non solo i
giovani ma anche le vittorie. Fa male ai giovani perché il tanto impegno non
farà quasi mai rima con vittoria. Fa male alla società che ha costruito un
capolavoro senza temperare la “punta” alla matita per firmarla.
Peccato, perché chi
ancora tra qualche anno avrà la voglia di sfogliare l’Almanacco del calcio
Panini leggendo la classifica penserà ad una squadra scarsa e a una stagione
anonima e depressiva non dando merito a chi invece ha illuminato la scena con
impegno e qualità. L’unica sddisfazione che speriamo la il futuro riconoscerà
alla storia sarà leggere i nomi di quei calciatori arrivati in fondo alla
classifica e constatare che molti di loro saranno noti al grande pubblico. E
allora, anche questo campionato sarà servito a qualcosa e a qualcuno.
Flavio Vergani
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