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Un funerale non sarà mai una festa, ma vedere trecento persone, alcune provenienti da molto lontano, applaudire con convinzione l’ingresso e poi l’uscita del defunto in chiesa, incide per sempre nella storia il valore di chi ci sta lasciando solo con il corpo ma che sempre rimarrà con noi con il ricordo.

Giorgio Campo è rimasto poco tempo alla Pro Patria, ma quel poco è bastato per entrare nei cuori dei tifosi. Un presidente umile, attaccato alla gente, mai polemico e sempre attento a non sbordare con una sola parola. Non era un oratore, ma parlava con il suo modo di essere. Spontaneo, caldo come la terra da cui proveniva. Una persona che trasmetteva a pelle la sua passione ai tifosi che subito lo elessero paladino di quella stagione indimenticabile quando in mille andarono a Meda per sostenere le tigri. Mille persone che hanno detto si a questo uomo mite che si è speso per riportare la Pro Patria alla promozione senza calcoli e che ha avuto il coraggio di dire basta quando ha capito che il gioco si faceva troppo duro per le sue capacità economiche. Non c’è un tifoso che al solo sentirne il nome non provi un’emozione importante, una forte tenerezza, un spontanea vicinanza. Da Campo i tifosi hanno ricevuto molto di più di quello che avrebbe potuto dare e che la gente si aspettava da lui. Ha vinto un campionato arrivando primo, nei successivi vent’anni non è mai più capitato ( a parte la vittoria virtuale di due anni fa). Chissà con lui cosa sarebbe successo tutte le altre volte che sarebbe bastato accettare la sfida e non farsi impaurire dal rischio per essere dove solo ora siamo o dove probabilmente mai saremo.

La sua morte ha prodotto una scossa in città, ha facilitato i paragoni, ha stimolato alla proposta di un esempio importante, ha riaperto pagine indimenticabili, ha gettato un velo di malinconia sui più anziani.

Sarebbe stato bello leggere due righe anche sui canali comunicativi societari per celebrare uno della famiglia. Capiamo perfettamente che non sarebbe stato corretto nei confronti di tutti gli altri che non hanno avuto identica attenzione e che le regole vanno sempre rispettate, ma esitono le eccezioni che confermano la regola. Eccezioni che a volte servono per testimoniare le diversità che meritano di essere menzionate proprio per la loro particolarità e crediamo che Giorgio Campo potesse rientrare in questa categoria.

Ma non importa, il popolo biancoblù ha sempre saputo costruirsi i propri miti e saputo regalare la propria generosa stima indipendentemente dal fatto che gli stessi siano stati “approvati”dall’unanimità dei diversi componenti del mondo bianco e blù. Così, Giorgio Campo è entrato di diritto nel gruppo degli “indimenticabili”come Novelli, Tramezzani, Siegel, Regalia, Colombo, Frigerio e tanti altri che l’amico Andrea Fazzari aggiungerebbe a piene mani alla lista, gente eletta dal popolo biancoblù a paladini eterni. Forse a ragione o forse a torto, ma non importa, nessuno potrà mai cambiare quel che la storia ha deciso.

Flavio Vergani

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