Il
cambio di allenatore doveva avere un obiettivo: incassare meno reti. Per ora l’obiettivo
è fallito. Neppure la vittoria di Pordenone può essere considerata una passo in
avanti per come è maturata.
Occorre
il coraggio per scelte coraggiose. Certamente lo spogliatoio potrebbe
risentirne, ma occorre l’intelligenza per essere intelligenti. Il buonsenso
dice che la quadratura migliore prevede uno tra Baclet e Serafini come punta centrale con Candido e D’Errico
esterni. Un centrocampo a tre e una difesa a quattro attendendo Lamorte e con
un innesto sulla sinistra.
Certamente
piange il cuore dover pensare ad una rinuncia, ma le quattro punte hanno senso
con un centrocampo mastino e una difesa di ferro.
Diversamente
è pura accademia per gli avversari centrare la porta dell’insicuro Perilli.
Il
cambio di allenatore deve migliorare la percentuale di errori dei giovani
tigrotti, ma non può continuare a ricorrere all’alibi della gioventù. Questa è
una realtà nota e non certamente una sorpresa.
Il
cambio di allenatore deve portare cambiamenti importanti che possano far
deviare da un andamento lento della passata gestione. Ricalcarne le orme o
solamente camminare parallelamente alla traccia non ha senso.
Sacrificare
Candido in una posizione non sua e sacrificare Baclet in una posizione non sua,
significa sacrificare due giocatori invece di uno. E questo, a nostro avviso,
non ha senso. Soprattutto se i risultati in termini di goal incassati non si
sposta di una virgola dal passato.
Tredici
gare, ventisei reti subite, due goal a partita nel passato, due goal a partita
nel presente (Pordenone/Arezzo).
Così
non si va lontani, si provi a cambiare per giustificare il cambio
Flavio
Vergani
0 commenti:
Posta un commento