Mister X, per lungo tempo venne così chiamato patron
Vavassori prima che lo stesso si materializzò in pectore alla Pro Patria. Un
segreto che non era per niente tale ma che venne gelosamente custodito dall’ambiente
per agevolare la trattativa finale con la famiglia Tesoro.
I “bergamaschi” fu invece il nickname attribuito a una
fantomatica cordata che avrebbe dovuto rilevare la Pro Patria ma che si rivelò
nullatenente o quasi. Anche qui, sforzi immensi per tenere celato il segreto
con la promessa mancata dal patron di rilevarne l’identità al termine di un
presunto periodo di riservatezza imposto a suon di ammende milionarie.
Poi ci fu il periodo degli “inglesi”, gruppo capitanato dal
solito imprenditore con interessi in zona che illuse i tifosi giusto un anno
fa. Gruppo fin da subito poco simpatico a patron Vavassori che si divertì
persino a coniare un nick tutto suo per identificare il gruppo e i suoi
presunti sostenitori con la sintesi “Golda Peron”
In questo tourbillon di nickname i soli che tennero una
linea “traditional” furono i vari Valentini e Sergnese che si esposero come
lucertole al sole per rilevare la Pro Patria, senza maschere o richieste di
copertura mediatica. Questo diede l’idea che avessero le carte in regola per
arrivare alla presidenza, anche in virtù di questa trasparenza, ma il patron
disse di no per mancanza delle garanzie richieste.
Ecco quindi tornare la moda della presunta riservatezza con
i “brianzoli”, gruppo in lotta con altri “due presunti modelli”che avrebbero
fatto innamorare le donne tigrotte.
Altra bordata di illusioni a buon mercato, questa volta
anche per il gentile sesso che sognava un ritorno di un bello alla presidenza
dopo la parentesi Antonio Tesoro che a detta della Cristina “l’era un bel fioue”
Aspetta e spera!
La soluzione finale del patron ha generato solo un aborto con
la cessione della gestione sportiva a un “governo ombra” esperto in anomale
normalità che è riuscito a facilitare persino i famosi pronostici del patron
degli scorsi anni. Non si vince quasi mai, si perde quasi sempre, si prendono
valanghe di goal grazie alla coppia di centrali sponsorizzati da Ottica Callini
: lenti a contatto.
In questa girandola di nickname le identità si sono perse,
fuse e confuse fino a disorientare gli stessi attori che ora si chiedono di chi
sia la Pro Patria, chi deve fare che cosa, come farlo e con chi farlo.
Io voglio questo direttore sportivo (Antonelli), no io
voglio quest’altro (Tricarico), io voglio che giochino sempre Ulizio, Gerolino
e Anderson, no io voglio Botturi, Arati e Lamorte.
Io voglio Serafini alla Reggiana, no io lo voglio a
Lumezzane. Io voglio Montanari allenatore, no io voglio Vanoli, voglio Corda.
Tutto molto tragicomico!
Per avere l’ombra occorre che ci sia il sole, un sole che ha
deciso di irraggiare Reggio Emilia con l’energia di Busto. Per cui non esiste
più il sole, tramontato dopo le troppe nuvole che hanno cancellato due stagioni
abbronzanti, ma non esiste nemmeno il governo ombra. Esistono solo le tenebre generate da chi ha pensato di sbarazzarsi
della sua creatura dopo averla spogliata dei suoi gioielli, per poi darla in
adozione senza nemmeno preoccuparsi di accertarsi sull’identità dei
pretendenti.
Consoliamoci con l’ultimo record: dopo aver avuto tre
allenatori, la Pro Patria è ora senza allenatore.
Forse prima di ridere a proposito delle salamelle e del vin
brulè, sarebbe il caso di non far ridere il mondo intero per questa gestione del
tutto imbarazzante.
Un popolo delle salamelle che però non è certamente domo e
osserva attentamente l’evolversi di questi giorni. La deadline posta è quella
della fine del mercato. Poi, prima di scivolare in serie D, vorrà vederci
chiaro nelle anomale e anonime normalità per capire di più.
Flavio Vergani
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