“Questa non è più la mia Pro Patria per cui rinuncio alla
fascia di capitano”. È questo il senso delle parole con le quali Matteo
Serafini ha dribblato il silenzio stampa
imposto dalla società per spiegare la sua rinuncia alla fascia.
Parole che annunciano il suo addio.
Patron Vavassori dopo averlo sedotto a inizio campionato con
promesse di potenziamento della squadra lo ha abbandonato al suo destino pur
di raggiungere l’ennesimo risparmio sui conti che permetta lui un’uscita di
scena a costo zero.
Dopo che sono cadute le torri Nossa e Polverini ora cade l’alfiere
Serafini e il Re è sempre più solo sulla scacchiera biancoblù. Il Re è ora libero di muoversi a suo
piacimento per tentare di raggiungere lo “stallo”, o meglio la “patta”. La soluzione perfetta che permette di
non vincere e non perdere la partita.
Sconfitto sul campo si, ma senza pagare la tassa di
iscrizione al torneo è questa la sintesi della strategia . Una partita anomala
che il Re conduce senza occupare le caselle biancoblù, ma quelle granata.
Dopo aver illuso i pedoni sull’origine della sua passione
per la scacchiera biancoblù ci si rende conto che forse le mosse fatte non
erano tutte per far contenta la Regina.
Troppi i pezzi sacrificati dal Re, troppi scacchi matti
subiti dai suoi stessi pedoni e troppi pezzi ceduti alla scacchistica emiliana fanno
pensare che più che alla Regina si sia pensato alla Reggiana.
Ora, sulla scacchiera insieme al Re sono rimasti i cavalli. Pezzi
che fanno due passi in avanti e uno di lato, oppure due indietro e uno da
parte. Il pezzo classico che spesso imbriglia il Re e l’Alfiere con una sola
mossa. Un pezzo fastidioso che quando può muoversi su
campo libero è spesso devastante. Un pezzo che non ha i gradi del Re o della
Regina ma li tiene spesso sotto scacco per la sua libertà d’azione.
Dopo due scacchi
matti vincenti nei tornei precedenti, il Kasparov biancoblù gioca
la sua partita scegliendo l’arrocco, cercando di pattare la partita resistendo
nel silenzio a tutti gli attacchi con l’occhio fisso al montepremi.
La sua Regina, le sue torri e i suoi alfieri non ci sono
più, i pedoni se ne sono andati perché mai considerati, il Re gioca solo con i cavalli.
Il tic e tac dell’orologio scandisce il count down che
presto farà terminare la partita. L’arrocco deve resistere ancora per poco, poi
finirà pari e patta. Due vittorie e due sconfitte, l'ultima indolore per il Re.
Il Re ha già preso i suoi pezzi, ma lascerà in regalo la scacchiera
biancoblù. La lascerà vuota e allora il gioco finirà. E in molti diranno finalmente, perchè stanchi di assistere a partite di poker piuttosto che di scacchi.
Poi si giocherà a dama o forse solo a Subbuteo ma con passione, dignità, stile, rispetto dei colori biancoblù.
Gli scacchi sono troppo complicati per questa gente abituata a vincere (poco) o a perdere (molto), ma non a pattare. Nemmeno Pattoni è risucito a pattare con questa gente. Non ci sono riusciti i due "tesori" e nemmeno Vavassori.
Inutile insistere, non avrete mai nessuna soddisfazione, nè tantomeno una fidejussione.
In attesa dell'ultimo fatto, quello dello scacco matto.
Flavio Vergani
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