Finalmente si è accesa una luce in casa Pro Patria, quella
del fanalino di coda della classifica. Un obiettivo a lungo inseguito che
viene centrato dopo la sconfitta odierna con l’AlbinoLeffe.
Patron Vavassori, dopo aver vinto due campionati ,ha probabilmente
deciso di provare l’ebbrezza di nuove emozioni scegliendo di retrocedere.
Peccato solo che sia un patron che non risulta nemmeno in organico societario e
non stiamo parlando di quello di Reggio Emilia, ma in quello di Busto. Con il
rischio che la storia si dimentichi di colui che dopo aver fatto due imprese
rischia una Caporetto sportiva storica, senza che la città gli offra il giusto
tributo ricordandolo negli annali.
Giù il cappello di fronte alla strategia scelta dal patron
che ancora una volta non sbaglia un colpo. Dopo aver centrato quelle vincenti
il patron si dimostra perfetto anche in quella perdente.
Caccia via l’organico che sapeva vincere compreso lo staff
per non correre rischi inutili e si affida a chi in passato ha eccelso in
quanto a sconfitte e retrocessioni. Dei veri esperti strappati alla concorrenza
per evitare delusioni agli amati tifosi bustocchi.
Una garanzia per il progetto che però all’inizio sembrava
zoppicare. Troppi i punti fatti da mister Oliveira e quindi ecco il cambio con
Monza. Ma anche lui non riusciva a tenere la media retrocessione sperata e
quindi ecco Tosi che con un punto in sei partite sfiora l’impresa perfetta. Un
pareggio maledetto gli rovina la media e lo mette a rischio esonero. Un ultimo posto a pari merito con
il Pordenone è una vera e propria sconfitta per il tecnico livornese che con un
po’ più di attenzione avrebbe potuto centrare il colpaccio di essere ultimo da solo.
Per rinforzare la squadra e renderla sinergica con l’obiettivo
ecco che alcuni giocatori vengono messi ripetutamente fuori rosa, i migliori
in ruoli chiave, per non correre il rischio di centrare qualche risultato
positivo che allontani la squadra dai bassifondi.
Il mercato di riparazione diventa inutile dopo le recenti
prestazioni e l’obiettivo di indebolire ulteriormente la rosa sembra non essere
più un obbligo vista l’affidabilità dimostrata in queste ultime sei giornate.
Qualche ritocco in uscita o qualche giovane della Prima divisione sarda dovrebbero bastare.
Per non lasciarsi mancare niente ecco il silenzio stampa per
tracciare un solco con la comunicazione locale. Intanto tra le righe dello stesso, si dice che Serafini abbia rinunciato alla fascia di Capitano a causa della vicenda aperta con la società. Altra puntata della gestione sportiva che lo vorrebbe lontano da Busto dopo che il patron lo aveva legato all'armadietto dello spogliatoio a inizio torneo per non privarsene. Adesso siamo "alle vicende aperte". L'assurdità non ha limiti.
Tornando al silenzio stampa ecco la stessa mossa usata quando si vinceva riproposta in versione
riveduta e corretta per l’occasione. Per evitare che i meriti dell’eventuale
retrocessione possano essere carpiti da chi ha sempre remato contro la società. La stampa becera e prevenuta a parte qualche eccezione.
Una stagione indimenticabile quella di patron Vavassori.
Si dice anche che abbia ceduto la gestione sportiva a terzi
dei quali non rivelerebbe il nome per evitare che in caso di retrocessione qualcun altro
possa rivendicarne i meriti. E questo ci sembra esagerato visto che la piazza
gli ha sempre reso onore nelle vittorie, figuriamoci nelle sconfitte.
Meriti sul campo del patron a cui sommare quelli fuori dal
campo dove ha raggiunto il record sognato ma mai centrato da molti presidenti d’Italia. Ossia quello di non saper vendere la società dopo ben tre anni di annunci,
finte cessioni e presunte mancate fidejussioni.
Un capolavoro di strategia quella del patron di fronte al
quale ci si deve togliere il cappello.
Peccato solo che poi sotto la curva, dopo le sconfitte,
mandi i ragazzi a prendersi le lodi e non si degni di accompagnarli per
ricevere lo stesso tributo.
Non è corretto che chi ha il merito di questa strategia
perdente si faccia offuscare dal presunto governo ombra fuori dal campo e dai
calciatori in campo.
I meriti vanno attribuiti a chi ha pensato e sostenuto il
progetto e non agli operatori che lo realizzano, seppur gli stessi facciano molta
fatica e a volte li si deve mettere in tribuna per evitare che rovinino un
copione perfetto.
Sappiamo che il patron non ama festeggiare, ne abbiamo avuto
la prova l’anno della promozione, ma qui si tratta dell’onore, si tratta di
essere uomini e metterci la faccia.
Non apparire in organigramma a Busto, non apparire in
organigramma in città dove ci si dice estranei (ma delle quali si indossa la sciarpa sociale)e non apparire
nemmeno sotto la curva non è per niente “fair”.
Soprattutto se si è venduta l’anima sportiva ad un'altra ombra. Due
ombre fanno le tenebre. Un tunnel dal quale difficilmente si potrà uscire con
in tasca la dignità.
Flavio Vergani
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