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 La messa fuori rosa di quattro giocatori, tre dei quali considerati da tutta la tifoseria come i “meno peggio” in organico, è un regalone che la società ha fatto a mister Tosi. Da adesso, lo stesso, non dovrà più arrampicarsi sui vetri per motivare l’esclusione del “pacchetto Antonelli” che qualcuno ha deciso non facesse più parte, o forse non ne ha mai fatto parte, del progetto in corso.
La strenua difesa del mister per motivare le esclusioni dei tre riferendosi a scelte tecniche ha finalmente un termine. Una fine che di fatto conferma tutti i dubbi della tifoseria a tale riguardo. I tre non dovevano e non devono giocare. Punto. Il resto sono solo chiacchiere e giustificazioni banali.
La gara di Sassari ha mostrato la pochezza del reparto difensivo (e non solo) con i titolari, che secondo Tosi avrebbero vinto la competizione con chi stava in tribuna, che andavano a sinistra mentre l’avversario andava a destra. La diretta streaming è impietosa a tale riguardo e basta rivedere le immagini del terzo goal subito per chiedersi se i nostri difensori abbiano bisogno di un navigatore satellitare per orientarsi o se occorra dotare gli avversari di un sensore per poterli identificare ed intercettare quando di dirigono verso la nostra porta.
Continuare a preferire questi difensori per “scelta tecnica” sarebbe stato semplicemente imbarazzante, per cui ben venga l’emarginazione che di fatto toglie ogni competizione in zone del campo intoccabili. Ora tutti sono più liberi di sbagliare senza sentire il fiato sul collo di chi sta in tribuna che siano giocatori o tifosi rompicoglioni. Categoria alla quale ci onoriamo di appartenere, perché spesso  chi non critica non ama.
Imbarazzanti sono anche state le parole del mister nel dopo Sassari quando ha di fatto colpevolizzato la squadra per quanto accaduto cercandosi un alibi di ferro: “alleno da molto tempo, so come vanno le cose, non sono certamente io il problema, ma la scarsa qualità della rosa”.
Un concetto di qualità abbinato alla quantità  del tutto discutibile. Anche mio “cuggino”fa l’imbianchino da 30 anni ma ogni volta che viene a casa mia ad imbiancare fa sbrodolare la vernice sul pavimento. Lui dice che è colpa della vernice troppo liquida e non della sua scarsa manualità, ma io so che all’imbianchino di prima non accadeva, seppur usasse la stessa vernice.
Punto due: è chiaro come il sole che se si accetta di guidare una squadra con la peggior difesa d’Italia, che si trova sul fondo della classifica, è molto probabile trovare una qualità bassa. Il compito dell’allenatore è di trovare delle soluzioni tattiche o motivazionali per cercare di dare valore aggiunto. Le scelte tattiche sono state fatte con le esclusioni di cui sopra e i risultati sono stati un punto in quattro gare, tre goal segnati e undici subiti. Le scelte motivazionali forse un filo sbagliate visto che il corso “entry level” proposto dalle aziende sul tema “motivazione dei propri dipendenti” consiglia al punto uno del capitolo uno di non dare mai la colpa direttamente ai dipendenti, bensì di condividerle con il capo con l’obiettivo di ben disporre l’interlocutore per favorirne l’empatia e ingaggiarlo in termini di riconoscimento della leadership.
 Concetti che se non si conoscono certamente non si imparano anche dopo 50 anni di panchina.
Troviamo del tutto positivo disporre di un’alta autostima utile per non cadere in depressione, ma crediamo sia altrettanto importante sposarla con una sana autocritica che non può assolvere eventuali errori con la sola giustificazione di essere un allenatore esperto.
Tra l’altro, il tutto stride e stona rispetto all’obiettivo dichiarato dell’incontro con i tifosi avvenuto il venerdì precedente al match di Sassari.
Si cercava unità d’intenti, forte spirito di team , coesione dell’ambiente e poi ci scaglia contro i propri giocatori accusandoli di essere i soli responsabili della disfatta? A nostro avviso questo non è il modo giusto per serrare le fila, non è il modo giusto per proporsi come leader del gruppo, non è il modo giusto per proteggere lo spogliatoio.
Siete scarsi, cosa ci posso fare io? Sembra questa la sintesi delle dichiarazioni di Tosi che giustamente invoca rinforzi qualitativi, ma che non giustamente individua questa azione come l’unica per uscire dal tunnel.
Con una squadra di campioni saprebbe far bene anche mio “cuggino” che fa l’imbianchino. La sfida è invece di far bene anche con questi ragazzi o avere il coraggio di provarne altri. Se è la vernice che sbrodola proviamo a cambiarla, diversamente si rischia di dar ragione a mio “cuggino” che proprio tutta questa ragione non sembra averla. Ah dimenticavo, lui da sempre non vuole cambiare marca della vernice perché dice che a fine anno la ditta gli regala il panettone…

Flavio Vergani

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