Una imbarazzante Pro Patria perde per quattro a zero la gara
con la Torres nel solito modo di sempre.
Primo tempo terminato per zero a zero per poi subire il
poker da parte dei locali nella ripresa.
Un copione perfetto che i giocatori sanno interpretare nel
modo perfetto. L’unica cosa che sanno interpretare senza un errore.
Pro Patria che praticamente non ha mai tirato in porta,
mentre in difesa le scelte di mister Tosi cadono sui soliti Gerolino e Anderson
che danno luogo ad una prestazione da dimenticare. Abbiamo visto il sassarese Maiorino
scattare lasciando sul posto il lentissimo Anderson in maniera davvero
grottesca.
A mister Tosi si chiedeva di bilanciare l’ottima fase
offensiva della squadra dimostrata ai tempi di mister Oliveira con un
miglioramento di quella difensiva. Il risultato è stato che la squadra non tira
nemmeno più in porta, continuando però a incassare reti. La rivoluzione tattica
del mister che ha scelto di emarginare giocatori che fino ad allora si erano
dimostrati più affidabili per la categoria si rivela perdente. Da chiedersi
inoltre quale sia stato il valore aggiunto portato dall’allenatore visto che la
squadra sembra peggiorata rispetto ai tempi di Oliveira, quando almeno aveva
una precisa vitalità offensiva.
Un punto in quattro partite senza notare miglioramenti in
nessuna fase a nostro avviso sono un segnale che indurrà patron Vavassori o chi
per lui ad analizzare la posizione del tecnico già nelle prossime ore.
Occorre decidere con lucidità se continuare a farsi umiliare
dagli avversari nell’illusione che qualcosa cambi, oppure se annunciare la
volontà di retrocedere facendolo con dignità. Perdere in questo modo senza
tirare in porta ( a parte un tiro di Candido da fuori area e uno di Serafini che
necessitava di vitamine per arrivare fino alla linea di porta)è semplicemente
vergognoso.
Abbiamo visto difensori sparacchiare il pallone in fallo laterale
in diverse occasioni quasi giocassero a rugby e non a calcio, attaccanti
avversari scorazzare tra le linee difensive ferme come statue di marmo, abbiamo
visto centrocampisti senza agonismo e non in grado di gestire nemmeno due
passaggi di fila.
Inutile spendere ancora parole, crediamo che qualcuno si
debba fare da parte volontariamente facendosi un esame di coscienza e prendendo
atto del proprio fallimento.
Il discorso vale per tutti: giocatori inadatti alla categoria,
dirigenti ombra e direttori sportivi in carica.
Sui social qualcuno
ha scritto che la Pro Patria di oggi perderebbe anche con la Nazionale cantanti
e questo la dice lunga su quanto visto in campo, mentre su Facebook si è
costituito il gruppo “rivogliamo mister Oliveira” che sta raccogliendo numerose
adesioni.
Una provocazione da parte dei tifosi per sottolineare che
mentre in altre piazze sono arrivati i risultati con il cambio di allenatore e
con le mosse di mercato, qui si continua a parlare senza che accada nulla.
Comunicati stampa per smentire, riunioni per chiarire, aperitivi
per comprare, amari per digerire, è quello che accade durante la settimana per
poi arrivare alla partita senza verificare un minimo miglioramento.
“Stiamo lavorando” è lo slogan che si ripete da inizio anno.
Intanto il tempo passa e nulla cambia.
Forse nessuno di questi privilegiati appartenenti al mondo
dello sport conosce la realtà del mondo produttivo. Il mondo del lavoro, quello
vero, dove si lavora per otto/dieci ore al giorno (e non un paio) per meno di
quanto prenda un giovane calciatore. Ebbene, qui la pazienza dura al massimo
qualche giorno, poi se non si rende o non si è all’altezza “ta cascian via a
pesciai in dul cù” . Per cui suona stonata ed eticamente inaccettabile
continuare a giustificarsi con questo eterno ritornello dei lavori in corso.
La squadra è scarsa. Punto. E con questa qualità non si va
lontano, neppure se si lavorasse per 24 ore al giorno.
Si è arrivati al capolinea, ora la palla passa a patron
Vavassori. O avrà la forza, la voglia e la volontà di un esonero in massa di
chi ha portato il suo gioiello a diventare bigioteria da mercatino rionale,
oppure dica in modo chiaro che non ci sono le condizioni per intervenire per
cambiare questa disastrosa gestione sportiva.
Così ognuno potrà fare le proprie scelte, in campo e sugli
spalti. Perdere fa parte del gioco, ma l’umiliazione continua non può essere accettata. Meglio una dolce eutanasia.
Se per qualcuno Lamorte è troppo lento per giocare, per
favore trovate un modo diverso affinchè la morte sia veloce e indolore. Ma, per
favore, smettetela di vendere false illusioni e nascondere la verità.
A tutto c’ è un limite, la pazienza è terminata e se Busto
vi sta stretta è il momento giusto per andarvene.
Flavio Vergani
0 commenti:
Posta un commento