E’ ancora il Lumezzane a spegnere le speranze di salvezza
per la Pro Patria. Dopo il play out dello scorso campionato che cacciò i
tigrotti in serie D, i bresciani
castigano nuovamente i biancoblù vincendo per due reti a una allo Speroni. Gli ospiti hanno fatto davvero poco per vincere, un goal di
Sarao offerto su un piatto d’argento da Possenti che si dimentica un
fondamentale del calcio che recita che si rinvia sempre verso i lati del campo
e non al centro e un goal nei minuti di recupero su respinta di un calcio di
rigore, regalato dall’arbitro per presunto fallo di mano di Pisani. La Gorga
para il rigore, mentre i difensori locali dormono tanto che la respinta del tiro
viene intercettata per ben due volte dai giocatori ospiti. La Pro Patria aveva
pareggiato grazie a un rigore di Santana poco prima. Trova la differenza tra la Pro Patria e il Lumezzane?
Facilissimo, i bresciani hanno punte di ruolo, non fenomenali e nemmeno
strapagate, ma di ruolo, che quando hanno l’occasione la sfruttano. La Pro
Patria ha presunte punte in panchina Marra (1 goal in Lega Pro), Ravasi (3 goal
in C/2 in 65 partite), Vettraino (3 goal in 50 partite) e Montini ormai pronto
per partecipare alla prossima puntata di “Chi lo ha visto”, e, alla fine, la
differenza si è vista. Un punto in tre partite con Renate, AlbinoLeffe e Lumezzane,
cosa sperare se non retrocedere direttamente? Questa è la realtà, il resto sono giustificazioni, anche
reali, ma ininfluenti per una squadra che ha fatto 9 nove punti in 23 partite. Ha ragione il “Giovanni” quando dice che l’arbitro era noto
per la sua propensione a concedere rigori. Sei in sei partite prima di oggi,
con score aggiornato a otto rigori concessi in sette partite dopo la gara di
oggi. Più di un rigore a partita concesso e la statistiche da sempre
qualificano una propensione. Ha ragione l’Alberto Brambilla quando dice che il
colpo di testa di D’Alessandro ha preso un effetto che sembrava un segno del
destino, visto che mai si è vista una traettoria più incredibile, ma la realtà
non cambia. Questa squadra non vince mai con nessuno. Mister Pala nel dopogara ha dichiarato che la Pro Patria ha
avuto il giusto approccio e solo gli episodi le hanno tolto
una meritata vittoria. Non siamo d’accordo, per noi il giusto approccio è
quello stile Frigerio e chi è più avanti con gli anni capirà, oppure è quello
di Dato e Tramezzani per i più giovani. Gente che se a Pordenone venivano derisi con il “torello” in
campo e gli “olè” sugli spalti avrebbero ribaltato il primo che capitava a
tiro. Altro che rincorrere gli avversari con la coda tra le gambe. Altra dichiarazione dell’allenatore ha riguardato il fatto
che chi è sceso in campo ha dato tutto. Bene, la domanda è se ha dato tutto
anche chi non è sceso in campo. L’impressione che circoli un po’ troppa ipocondria
tra qualche tigrotto è del tutto radicata. Che con la retrocessione in serie D
la Pro Patria interessi poco per il proprio futuro è cosa nota per dei
professionisti. Benissimo, chi non se la sente si faccia da parte subito
rinunciando ai “daneè”. Oppure, si eviti
di fare i piangina e si veda di giocare qualche partita da qui alla fine del
torneo. Chi ha orecchie per intendere, intenda, gli altri se lo facciamo
spiegare. Oggi si sono contati 288 paganti, a questi bisognerebbe
dedicare un monumento. Gente che paga per vedere questa squadra è da lodare. E’
d questi che occorre ripartire. Questi tifosi meritano, con gli abbonati ovviamente,
massima stima e attenzioni per il futuro. Un futuro che va costruito adesso con l’ingaggio di un
direttore sportivo. L’esperimento di quest’anno è fallito con l’arrivo a Busto di giocatori alcuni inutili, altri sempre infortunati,
altri ancora fatti di cristallo e altri arrivati già infortunati come Pià che non rivedremo più in
maglia biancoblù per la prossima operazione al ginocchio. Un disastro! Le logiche di tali acquisti sono intuibili, ma certamente l’errore
non va ripetuto. Inutile affidarsi a
consulenti di mercato che di lavoro fanno altro o a procuratori amici in
cerca dell’affare. Occorre un direttore sportivo serio ed affidabile e ci
vengono in mente nomi come Guffanti, Abbate e Asmini che conoscono la
categoria, oltre ad avere le giuste conoscenze nel calcio che conta. Gente che dovrà venire a Busto con pieni poteri e senza
limitazioni alcuna relativamente alla operatività. Piace a tutti giocare al
Fantacalcio, ma per chi di lavoro fa altro è meglio affidarsi a quello della
Gazzetta dello Sport. La Pro Patria è una cosa seria, non un gioco. Chi ha
costruito una squadra da 9 punti in 23 partite si faccia qualche domanda e sia
dia qualche risposta. Subito dopo, si faccia da parte. Da domani, finalmente, si potrà pensare futuro e porre
fine al ritornello ormai stucchevole del “ci crediamo ancora”. La Pro Patria è
retrocessa, punto. Occorre farsene una ragione ma anche chiedersi cosa è stato fatto per non farlo accadere. Quello che mancava in difesa è arrivato, quello che mancava in attacco no. Chi ha orecchie per intendere intenda, gli altri se lo facciano spiegare.
Flavio Vergani
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