La Pro Patria è rimasta come quella casa in costruzione che
tutti noi incontriamo quando andiamo a lavorare. La vediamo tutti i giorni
crescere, sembra non mancarle nulla per essere una bella casa, ma il tempo
passa senza che i muratori arrivino alla fine dell’opera.. Si montano le
finestre per non fare entrare l’aria, ma non si acquista l’impianto di
riscaldamento per dare energia e calore. Così, pur non entrando più il freddo, non
si riesce a stare bene. C’è chi dice che i lavori non sono stati terminati per
mancanza di soldi da parte del costruttore, chi perché la casa sarebbe stata
abbattuta in quanto non in regola con le norme edilizie e chi è certo a
riguardo del fatto che non c’erano le fondamenta per una casa di quella
categoria. Dopo avere chiuso le finestre con l’ingaggio dei serramenti
in “Ferri” e dopo aver dato un tocco di classe all’architettura con la firma di
un famoso artista del calcio, tutti si aspettavano il colpo finale, ossia quell’attaccante
in grado di dare fuoco alle polveri della caldaia. Non è arrivato, nonostante l’avviso
che confermava che la casa non sarebbe stata abbattuta per abuso edilizio, ma
solo multata. L’impressione che si sia fatto molto ma non il necessario
per richiedere la residenza in via Lega Pro è molto diffusa. Se fino a ieri il pessimismo a riguardo dell’impresa
salvezza era del tutto condiviso, dopo la sentenza è rinata la speranza e le
ultime ore di mercato si pensavano dedicate al colpaccio. La sentenza mette in evidenza la realtà delle cose in modo
chiaro. Non si retrocederà (se si retrocederà) solamente a causa della penalizzazione, ma anche per la
penalizzazione. E non è la stessa cosa. Otto punti in venti partite sono media da retrocessione secca,
questo lo ha detto il campo. Come dice l’amico Andrea Macchi “la salvezza era
possibile”. La realtà vista con gli occhi di adesso dice che le più grandi
penalizzazioni la Pro Patria se le è inferte da sola. Perdendo dieci partite di
fila dopo una campagna acquisti massiva ma non qualitativa, affidando la
squadra ad un allenatore non famoso per i suoi risultati in categoria, vivendo
troppo a lungo il dualismo Ragazzoni- Collovati per poi rinunciare ad entrambi
senza affidarsi ad un guru della categoria nel ruolo di direttore sportivo. Da non dimenticare la
mega vacanza natalizia concessa ai già certamente non brillanti tigrotti,
nonostante il ritornello del “siamo partiti tardi e non abbiamo fatto il ritiro”
fosse stato declinato per giustificare le dieci batoste consecutive. Forse era
l’occasione per recuperare il tempo perso. O, almeno, garantirsi un alibi di
ferro. Intanto, invece di rinforzarsi con quello che serviva per
affrontare il decisivo match con il Renate, si è deciso di non intervenire sul
reparto offensivo se non con un giocatore come Pià di grandi qualità, ma non
pronto per affrontare il ritmo di una gara di Lega pro. Valutazione confermata
ripetutamente dallo staff tecnico biancoblù che però ne azzardava la presenza
in campo fin dal primo minuto nel match dell’anno con il risultato che tutti
sanno. Scommessa persa a livello di scelta tecnica ma anche di scelta
strategica visto che i tigrotti non ringraziavano per la generosa vacanza loro
concessa con una prestazione sopra le righe. Anzi, più che tigrotti in campo si
sono visti pigrotti. A parte qualche eccezione che come sempre conferma la
regola. Arrivati a fine mercato e dopo aver incassato diversi “no”
da giocatori contattati che si sono sentiti schifati dal vestire la nostra
maglia, si è scelto di accontentarsi di qualche giovane di prospettiva, in attesa
del rientro di Pià. L’impressione è che si sia alzata bandiera bianca proprio
nel momento nel quale si è avuta la certezza che la penalizzazione non era
quella temuta, ma solo quella sperata. Forse, sarebbe bastato poco per centrare l’impresa e questo
alla luce della penalizzazione oggi produce qualche rimpianto di troppo. Ovviamente, la realtà impone di crederci ancora e di non
mollare un centimetro. Certo è che è mancato il botto finale che avrebbe potuto
riaccendere la speranza e dare energia ad una piazza che dopo aver letto
rassegnazione nelle ultime gare disputate (1 punto in 4 partite) sembra aver
messo da parte ogni residua speranza di salvezza.
Flavio Vergani
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