Si scrive Roma ma, qualcuno, legge Toma. Non contento
condivide la sua topica con il padrone che giustamente esige spiegazioni. Indovina indovinello, tutti ce l’hanno, anche a chi serve,
ma nessuno lo conosce e chi lo conosce non lo rivela a nessuno. Men che meno al
primo che capita e che si improvvisa talent scout. Anzi, number scout, perché è
del mio numero di telefono che si sta parlando. E, allora, parte la caccia al numero e suonano tanti
telefoni. Per un attimo mi sento come una bella gnocca, di quelle che non la
danno mai, anzi che non lo danno mai ( il numero di telefono). Chiamale
emozioni di un pomeriggio piovoso. Giustamente il
Pellegatta si rifiuta di diffondere quel che è privato e si becca il telefono
in faccia. Da capire a che titolo qualcuno chieda, esiga e pretenda, seppur neppure presente in
organigramma societario. E, poi, non esiste una
segreteria societaria per questi scouting? Vuoi che il buon Granato non conosca
dove è nascosto il tesoro, evitando la caccia? Certo che sa, altrimenti come
avrebbero potuto centrare il bersaglio le rampognate di quello prima? Insomma, nervi tesi, direbbe Piccinini, che non è e non sarÃ
il nuovo direttore sportivo della Pro Patria, ma un cronista di Mediaset.
Questa precisazione è per chi capisce Roma per Toma. Ah…dimenticavo, esiste anche la mail, quella del Pro Patria
Club che è ben visibile su questo blog. Troppo difficile per il cluster senior?
No dai, forse solo per chi ama alzare la voce appena se ne presenta l’opportunitÃ
per far capire che conta. Persino il buon Giacomelli, che non è di primo pelo,
comunica via web e che dire del “Giannino”che naviga sulle onde di internet come
un surfista ventenne? E, poi, basta dirlo e per noi è sempre un piacere
scambiare due parole con chi ha in mano le sorti della nostra Pro Patria ( ce l'abbiamo il numero e con le tariffe flat abbiamo credito infinito).
Risultato centrato. Due chiacchiere con il presidente Nitti che subito capisce
di essere stato vittima di un burlone che ha capito Roma per Toma. Si scusa, ma
deve pagare dazio sentendo la nostre rampognate. Chissà a cosa si sta
riferendo… sento le vostre voci fino a qua. Soprattutto quella dell’Andrea
Scalvi, lui le vuole sapere tutte, prima di tutti. Ok, prima di ricevere la sua telefonata la
diciamo subito fino in fondo. Qualcuno deve aver capito che Alessandro Merlin,
qui dato a Varese come direttore sportivo, fosse stato da noi accostato alla Pro
Patria. Bere meno per favore, oppure andare dall'oculista. Dicevamo che abbiamo approfittato e allora sotto con la
lista: non si vince mai…manca un direttore sportivo…chi ha preso Ragazzoni…chi
ha preso Oliva…?Il presidente è abile e come il perfetto venditore parla dei
pregi della merce e non dei difetti. Lo avete visto Vettraino? Ha gamba, corsa
e volontà . Lo conoscevo dai tempi del Siena quando segnava a cani e porci..ma
non solo… persino alla Juve. Chi ha parlato a vuoto dicendo che è stata solo
una questione di procuratori è servito. Il presidente è bello carico e sogna l’impresa, l’accarezza, la sfiora con il pensiero.
In sede di appello si aspetta una pena diminuita di cinque punti, due colpacci
in trasferta di quelli storici e l’AlbinoLeffe sarebbe lì a una manciata di
punti. Si va bene presidente, ma come mai non si vince mai? “Ha
ragione, adesso vinceremo, anche oggi ho messo pressione alla squadra…” è la
risposta convinta di un Nitti che vorrebbe fare stare tutti zitti con l’impresona. “Si va beh, ma come ti ha risposto alla tue domande di prima?”,
chiederebbe Andrea Scalvi. Omissis presidenziale sul discorso direttore sportivo, anche
se dal contenuto del discorso sembra dare una risposta implicita (“io i
giocatori li conosco”), sul resto non è colpa di Emiliano. Allora colpa di chi?
Colpa di Alfredo direbbe Vasco Rossi, colpa della stampa direbbe Vavassori, colpa della situazione è invece la
risposta di Nitti. Insomma, una “conditio sine qua non”. Come quando acquisti
una casa e non vorresti il box, ma se non lo prendi non ti danno nemmeno il
resto. L’impressione generale è che Nitti spera con la testa,
mentre la Testa spera con il cuore. L’impresa è possibile a loro avviso. Intanto si guarda avanti e questo è quello che conta di più.
Dalla regia Popi Bonnici, che non è e non sarà il nuovo direttore sportivo della Pro Patria, ma un regista di Mediaset ( sempre per quelli che capiscono Roma per Toma), ci dicono che Patrizia sta lavorando giorno e notte per
ricucire strappi che hanno origini lontane. Non solo recenti, ma anche e
soprattutto recenti. Sono state messe tante toppe al vestito a righe biancoblù
che sembra sia stato anarchico e vagabondo nell’ultimo anno, tanto da
richiedere parecchie cuciture. L’impressione è che si stia attraversando il deserto, una
terra arida e senza frutti nel giusto modo. Ossia, si sta rizollando, seminando, e bagnando il terreno
per renderlo produttivo nel prossimo futuro. E, questa è una certezza, non una
speranza. Questa è la vera novità alla quale attaccarsi con affetto. Da qui occorre ripartire, seppur feriti dalla probabile
retrocessione. Ma, per risorgere occorre morire. Una carovana duramente attaccata durante il cammino da una
serie di disgrazie che non hanno piegato la volontà della dirigenza, di
Patrizia Testa. Una carovana che ha perso chi avrebbe dovuto essere il testimonial
di questa nuova avventura e forse questa è l’amarezza maggiore di questa donna
coraggiosa. I tifosi non hanno mai capito il perché dell’uscita di scena del
campione del mondo, se qualcuno sapesse prego telefonare. Il numero adesso lo
sapete. L’importante è sapere che la società non sarà in vendita, non cercherà un
acquirente. Le briglie sono nelle mani di chi questa società la vuole far
vivere, crescere e portare al centenario con il vestito della festa. Un passo in avanti rispetto agli “ennesimi anni” quando a
febbraio si celebrava già il funerale di giugno. Il progetto è
semplice, ma onesto, e da quando di intuisce l’onestà sarà la password richiesta
a chi ne vorrà far parte. Senza sconti per nessuno. Una filosofia che ricorda
il calcio di altri tempi e che i tifosi sono pronti ad abbracciare e sostenere.
Una filosofia 100 % “pro” Patria dove
non esiste l’erba voglio senza tirar fuori il portafoglio.
Flavio Vergani
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