Amichevole con la Grumellese e
alcuni spunti di riflessione dopo la mia prima Pro Patria della stagione. La battuta più bella, perché
spontanea, è arrivata dagli spalti appena dopo pochi minuti di gioco quando un
tifoso ha esclamato: “E’ la più bella Pro degli ultimi tre anni!”. Certo un’iperbole, una forzatura
ma con un triste fondo di verità. Basti pensare all’Armata
Brancaleone che i “fini espertoni” del recente passato erano riusciti a mettere
insieme, frantumando ogni record negativo dello sport mondiale per poi tornare
mestamente nei loro studi televisivi a discettare di calcio dall’alto di una
supposta competenza di cui a Busto non si è vista traccia. Parole, parole e parole cui
Patrizia Testa tenta di sostituire fatti e sostanza, coniugati con investimenti
e persone, parimenti dotate di competenze tecniche e qualità umane. Uno sforzo lodevole ed
importante, oltre che estremamente difficile visti gli sconquassi del recente
passato ed il punto quasi di non ritorno cui si era giunti. E che dire della partita di
sabato? Innanzitutto, per la prima volta
dopo qualche anno di confusione totale, di navigazione a vista, si è percepita dietro
la costruzione (ovviamente ancora in corso) della squadra la mano di qualcuno
che “mastica” calcio. Il disegno della formazione che
affronterà il campionato pare finalmente affidato a teste pensanti ed esperte e
non esclusivamente a procuratori, o sedicenti tali, che si muovono con l’unico
intento di piazzare propri assistiti, senza alcuna considerazione dell’aspetto
tecnico-tattico della squadra e delle capacità dei ragazzi o addirittura delle
loro condizioni fisiche. E così, dopo una stagione in cui
i “grandi” procuratori presenti in società si erano premurati di portare a
Busto “vagonate” di giocatori, spesso improponibili per la categoria, in
condizioni precarie e in ruoli identici a cinque a cinque, tranne che davanti,
oggi si vede che gli uomini scelti, ovviamente ancora in parte da valutare e
sgrezzare, rispondono ad un preciso progetto tecnico ideato e gestito da uomini
di calcio. Dal calcio “parlato” al calcio
“di campo”, dagli opinionisti ai tecnici, direi in poche parole. Ora sta al Mister lavorare sul
materiale a disposizione ed alla piazza fornire iniezioni di entusiasmo ai
tanti giovani in campo; chi può spalleggi la società nel suo tentativo di
riproporre calcio a Busto in modo serio. La maglia senza sponsor
rappresenta una vergogna per l’intera città. Qualcuno potrà dire che la
struttura tecnica posta in essere sia ridondante per la categoria, ma se si
vuole ricostruire al meglio e con un occhio al futuro, programmando le basi per
dare continuità ad un progetto, le persone sono fondamentali e non si può
prescindere dalle professionalità vere e dalle doti umane.
Marco Grecchi
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