Una delusissima Patrizia Testa si è intrattenuta con il club
“amici del Giuseppe”, ossia quelli che aiutano il portinaio a chiudere il cancello
dello stadio nel dopo partita, condividendo con la solita franchezza le sue
preoccupazioni. La pazienza sembra finita e anche l’atteggiamento “materno”
verso chi sta deludendo nei comportamenti una presidente fin troppo
comprensiva è giunto a fine corsa. In settimana ci sarà un summit con gli “steakholders”
biancoblù per tracciare il futuro e definirne i suoi protagonisti. L’analisi toccherà diversi temi, non ultimo l’allenatore, ma
non solo. Occorrerà capire chi è on board con il progetto e chi no. Umore dei
giocatori, scelte del direttore sportivo, performance dell’allenatore saranno i
temi caldi della giornata che si annuncia bollente. Patrizia Testa che ancora sta lavorando per sistemare
qualche problematica relativa al passato, ha messo sul piatto della bilancia
quel che serve per la promozione. Non per i play off o per sperare in un
fantasioso ripescaggio ma per la promozione. Per cui, a budget adeguato si
chiede risultati adeguati. Sul punto non di
discute, per cui chi questi soldi li ha utilizzati per dare un’anima al progetto
ha ora il dovere di fare nome e cognome di quel che non funziona e prendere le
opportune decisioni migliorative. La presidente lo sta dicendo in modo chiaro da sempre:
quello che ha messo quest’anno è tanto, tantissimo, non un euro in meno di chi
oggi sta lassù in classifica. Per cui le giustificazioni stanno a zero. Se non
si vince qualcosa non va. L’investimento è “one shot”, se quest’anno non va a
bersaglio nel prossimo non ci sarà nessun tipo di investimento. La “conditio
sine qua non”è chiara, quest’anno o mai
più. E’ il momento per tutti di stringersi intorno a Patrizia Testa
che essendo una vera tifosa sta soffrendo due volte: per i risultati e per i
soldi investiti per farle sentire l’alito affettuoso della sua gente. Una donna
amata nel passato con tante parole di stima che adesso occorre amare con i
fatti. Che si chiamano comprensione, pazienza
vicinanza. Il pezzo di Marco Grecchi pubblicato sul sito dei “100 anni
di Pro” è da leggere a tutti i costi. Pieno di buonsenso e di analisi
cristallina. Peccato che qualche trombone sia poco avvezzo agli strumenti
digital, rimanendo così lontano da tali tipi di contributi pieni di
significato. Forse un bel “stampa file” con successiva distribuzione
massiva potrebbe servire per far arrivare la voce dove spesso aleggia solo la
sterile polemica, il distruttismo e il protagonismo spiccio. Per abbattere una casa ci vuole poco e lo sanno fare anche gli
squattrinati, per edificarla servono operai sul campo, geometra al cantiere e
ingegnere in sede di progettazione, oltre al finanziatore . I condomini aiutino
a consigliare lo staff di lavoro con idee vincenti per poter un domani alloggiare
in una appartamento di categoria superiore. Ma, forse sarebbe il caso di
evitare di abbattere a spallate le fondamenta perché, oltre a farsi male,
si rischia di dover vivere in futuro sotto una tenda. Osservare gli errori di chi lavoroa è facile, diventa
insopportabile se al posto di incoraggiare chi fatica e paga gli si fa perdere
la pazienza. Chiuso quel cantiere difficilmente se ne aprirà un altro.
Flavio Vergani
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