La tabella di
marcia della Pro Patria, relativamente
al mese di maggio 1948, prevedeva impegni per il 2 a Marassi contro il Genoa, il 6 a Salerno contro la Salernitana, il 9 in
casa contro l'Inter.
La dirigenza
biancoblu, preso atto della sosta del campionato stabilita dalla Lega il giorno 19 per l'incontro della nazionale azzurra contro
la perfida Albione ( Italia - Inghilterra - 0 a 4 ),
chiese a chi di dovere di postergare l'effettuazione
della gara con la Salernitana al 19 maggio.
L'istanza non
venne accolta e la trasferta a Salerno
fu effettuata a mezzo aereo, nonostante il
dissenso quasi unanime dei giocatori.
Dopo mezz'ora
di volo un corto circuito sviluppò un'accenno d'incendio al velivolo,
presto domato da un marconista adattatosi a pompiere. Il comandante Bertelli, bustocco
, tifoso tigrotto, optò per un pronto atterraggio all'aeroporto
di Pisa. Verso sera venne ripreso il volo verso Napoli, ahimè costellato da
maltempo non previsto, oscillazioni dell'aereo, allarmismo
ed ovvi conati di vomito tra gli alquanto sbiaditi passeggeri.
All'Arechi i
biancoblu avevano ancora lo stomaco rovesciato. Corricchiarono, con la testa
ancora per aria, non reagirono alle innovazioni tattiche dell'allenatore
granata Gipo Viani: subirono un secco
inappellabile 5 a 0.
La comitiva
rientrò a Busto a mezzo del comodo treno
a suon di sarcastiche ridacchiate , inframezzate da inevitabili partite a tre sette e scopone scientifico.
Ormai sereni e tranquilli, i rinati tigrotti, il
9 maggio, in via Cà Bianca, alla presenza di diciottomila spettatori,
rifilarono due gol all'Inter, senza subirne alcuno.
Giorgio Giacomelli
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