Il
tentativo della società è stato lodevole e le motivazioni piene di buonsenso.
Il direttore generale Asmini ha fatto presente al questore che all’andata nulla
accadde tra le tifoserie di Pro Patria e Lecco e che ormai l’ultimo incontro si
perde nella notte dei tempi. Tutto inutile, lo sport ha perso un’altra volta,
dopo aver perso durante la composizione dei gironi con Pro Patria chiamata a
giocare a Levico Terme ma non a Legnano, a Bolzano ma non a Varese, a Darfo ma
non a Caronno. La questura di Lecco si è detta disponibile a gestire non più di
80 tifosi della Pro Patria, uno in più sarebbe stato un problema. Parliamo di
tifosi, non di delinquenti, quelli stanno (o dovrebbero stare, in galera). Prevenire
è meglio di curare dice il dottore, ma non si può nemmeno pensare di non
nascere per non correre il rischio di morire. A tutto c’è un limite e il
buonsenso a volte dovrebbe prevaricare le rigide prese di posizioni che di
fatto rendono impossibile quello che è sempre stato possibile. Il derby con il
Legnano, per esempio. Giocato da sempre, quando non c’erano telecamere in
campo, tornelli, biglietti nominativi e tessera del tifoso, senza che cadesse
il mondo. Eliminato con un “taglia” e “incolla” del nome Pro Patria dal girone A al
girone B. Adesso è il turno di Lecco Pro Patria che in un mondo pieno di
problemi veri diventa una gara ad alto rischio, quasi richiamasse le barriere
antisfondamento in piazza Duomo (ma i concerti si fanno lo stesso), oppure i
minuziosi controlli in aereoporto ( ma gli aerei partono lo stesso). Paragone
infelice dirà qualcuno, può darsi, ma il concetto è lo stesso, se ci si fa fermare
dalla paura, se si dichiara che la sicurezza è garantita per ottanta persone
non una in più, se si cancella il problema senza tentare di risolverlo, non si
crescerà mai e la si darà sempre vinta a chi gode nell’osservare questa
debolezza. Pensare
che nel 2017 non si riesca a gestire una gara di serie D che anche se l’ingresso
fosse gratuito attirerebbe meno di 1000 persone è davvero preoccupante, oltre
che deprimente. Appellarsi
eternamente ad un fatto del passato, condannabile fin che si vuole ma comunque
passato, per giustificare il divieto pressochè eterno di frequentazione dello
stadio di Lecco significa dichiarare l’incapacità di punire i responsabili
preferendo punire anche i senza colpe. I latini, nel passato, dissero
che occorreva punirne uno per educarne cento (Unum castigabis, centum emendabis), oggi si preferisce
punirne cento per educarne uno, o poco più. E poi
qualcuno dice che il latino non serve a niente...
Flavio Vergani
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