Pesante sconfitta per la Pro Patria che cade per mano del
Ciliverghe Mazzano per tre a zero. La prestazione ha ricordato quella di Monza
con tigrotti scesi in campo molli e senza determinazione. Pronti via e il
solito cross messo in mezzo dagli avversari trovava Galuppini pronto a rubare
il tempo alle torri bustocche per la rete del vantaggio. Azione identica a
quella vista a Monza.
Poi, ritmo lento e compassato per i biancoblù scesi in campo
senza Pedone e Barzaghi, ma anche senza alcuna voglia di soffrire. Mister
Bonazzi gioca al piccolo chimico e cerca una nuova formula con Santana
tornante, ma gli scoppia la provetta in mano. Le dichiarazioni della vigilia: ”non
è detto che andremo a Mazzano per attaccare” cozzano con l’undici di partenza
ricco di giocatori offensivi: Mauri, Bortoluz, Gherardi e Santana, seppur con
raggio d’azione limitato.
I quattro non valgono il numero dieci locale, tale Galuppini
che ne mette dentro due. Il rischio era noto, le precauzioni non sono bastate.
Del senno di poi ne sono piene le fosse e nel calcio non esiste la controprova,
si dice sempre così in questi casi, ma i numeri dicono che le molte vittorie
consecutive sono state figlie di un modulo e di protagonisti diversi.
Due le riflessioni sentite in tribuna a fine primo tempo
che facciamo nostre, in quanto del tutto condivisibili. La prima: le assenze pesano, ma deleterio è mettere una
pezza complicando la situazione, meglio semplificare a volte. La seconda:
questa squadra sembra essere la prima a non credere in sé stessa.
Forte con le deboli e debole con le forti, discorso valido
per lo score in trasferta. Si è pareggiato a Bergamo, perso a Monza, a Mazzano,
a Darfo e a Ponte san Pietro. Insomma, appena l’asticella di alza un po’ il
salto non riesce.
La Pro Patria non sa perdere bene, perde sempre male. Mister
Bonazzi ha dichiarato alla vigilia che avrebbe stretto la mano agli avversari
se si fossero dimostrati migliori come accaduto a Monza.
Dovrà stringergliela, ma rimane il dubbio riguardante il
fatto che questa superiorità sia reale o figlia dell’inferiorità della Pro
Patria. E, non è proprio la stessa cosa.
Sul finale, altra espulsione, tanto per doppiare in tutto e
per tutto eccetto il risultato la gara di Monza. Pazzia di Zaro che si fa espellere per essersi rifiutato di fermarsi
al cospetto del direttore di gara per ricevere un’ammonizione. Un comportamento
davvero incomprensibile da censurare senza alcun dubbio che aggiunge negatività
a una domenica di grande delusione.
Flavio Vergani
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