Niente da fare, quando l’asticella delle difficoltà si alza la Pro Patria cade. Questa volta è il Pontisola a sbancare lo “Speroni”,
replicando il successo dell’andata. Dopo quel giorno la Pro Patria decollò, ora
sembra abbia fuori il carrello per atterrare.
Terza sconfitta del girone di ritorno, anche questa strameritata. Tre
sconfitte maturate sul campo con avversari in competizione per il play off e questo molto preoccupa.
La squadra, seppur con qualche debole attenuante per le assenze di Santic, Zaro e Barzaghi, è apparsa
psicologicamente stanca e fisicamente provata nei suoi uomini che fino a poco
tempo fa facevano del dinamismo e della forza atletica la loro miglior qualità.
Pedone, Arrigoni e Bortoluz sono la brutta copia dei giocatori visti sul finire
dello scorso anno, Mauri non ha ritrovato la forma che gli permetteva di
vincere gli uno contro uno, mentre Colombo non conferisce valore aggiunto in
fase difensiva e nemmeno in quella offensiva. A parte il piacere di rivedere un
caro ragazzo e un ex tigrotto, ci si chiede se fosse davvero questo il ruolo
scoperto sul quale andare a investire nel mercato di riparazione. A naso non
sembrerebbe.
Il capitolo Santana è
delicato da affrontare per la stima e l’affetto che tutto l’ambiente nutre nei
suoi confronti, ci prendiamo il rischio di parlarne certi che con una magia
nelle prossime partite ci smentirà. Ma, crediamo che sia sotto gli occhi di
tutti che il campionato dell’argentino non ha portato quel valore aggiunto che
tutti si aspettavano. Chi dubitava del fatto che Mario in serie D se li sarebbe
mangiati tutti?
Nessuno. La realtà è un po’ diversa e a parte tocchi e colpi
di classe che deliziano il palato e gli otto goal pesanti realizzati, il
contributo a livello tattico e soprattutto di leadership non è in linea con le
attese.
Chi si aspettava una squadra coalizzata con il suo leader in
grado di essere da sprone nei momenti difficili è rimasto deluso. Santana è un
fuoriclasse, ma ha un profilo da solitario, non da condottiero. E’ un solista e
non un direttore d’orchestra. Così la
squadra appare spesso sola con le sue paure nei momenti di difficoltà, senza un
parafulmine che la esenti dalle pressioni del momento.
Non rinunceremmo mai a Mario, ma, è inutile nascondere che i
tempi di gioco spesso ne risentono e la manovra non sempre risulta fluida e
spigliata. Colpa solo di Santana? Certamente no, ma solo una considerazione,
giusto per non creare alibi per qualcuno e solo colpe per altri. Non sarebbe
corretto.
Colpe che, peraltro,
mister Bonazzi ha ben in mente di chi siano, tanto da lamentarsi per gente che
non fa vita da atleta e gente che non corre. Un' accusa gravissima alla quale la
società dovrà dare una risposta immediata e convincente. C’è anche da chiedersi
il motivo per cui con il Monza mister Bonazzi parlò di sconfitta dovuta alla
testa dei calciatori, che non avevano, a suo parere, affrontato il match nel
giusto modo; mentre ora si accusa qualche giocatore di non correre. Se manca
una volta la testa e l’altra le gambe c’è qualcosa che non va e l’allenatore è
chiamato a risolvere la problematica e non solo a denunciarla. E, forse, un po’
di autocritica non farebbe male, convincersi che le colpe siano sempre e solo
degli altri è esercizio pericoloso.
Il continuo ricorso a moduli differenti e con interpreti
differenti più che disorientare gli avversari sembra confondere i tigrotti.
Il modulo di inizio campionato è apparso un sogno che ha
reso Bonazzi prigioniero dello stesso. Poi, l’aggiustamento con buoni risultati
e quindi il remix cambiando gli interpreti senza però ripetere i risultati.
Ora si parla di gente che non corre. Sarebbe giusto sapere a
chi ci si riferisce in quanto l’impressione è che tutti corrano poco se
paragonati agli avversari. Da capire se tutti non corrono perché non fanno vita
da atleta o se qualcuno è esente dal post Mohito e deve il suo ritmo lento a
fattori contingenti.
Insomma, Pontisola chiama Pontisola ed è di nuovo tempo di
un confronto all'interno della società per capire se c’è qualcuno che tradisce.
Da valutare infine quello che a Busto è noto come "l'effetto Fava", giocatore che realizzò valanghe di goals fino al momento in cui ebbe la certezza che l'anno successivo avrebbe giocato nel Varese. Da quel momento andò in letargo. Un letargo non tranquillo, visto che i tifosi non gliele mandarono certamente a dire. Uomo avvisato...mezzo salvato.
Flavio Vergani
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