Il seme è stato gettato e sta germogliando. Il secondo posto
è la prima cedola da staccare di un investimento importante. Un investimento
che fa capo a Patrizia Testa e a pochi altri amici. Si fa in fretta a sognare i play off, si fa in fretta a
parlare di ripescaggio, si fa fatica a pensare al contributo a fondo perso che
potrebbe valere 250 mila euro, oltre la famosa signorina fidejussione che potrebbe
valere 350 mila euro. E, non finisce qui, il direttore sportivo Sandro Turotti
ci diceva che “a naso” la Lega Pro richiederebbe l’inserimento di quattro
giocatori di categoria per poter garantire un campionato tranquillo. Poi, ecco i costi di gestione che non saranno bruscolini. Inutile illudersi oltremodo, il seme che sta fiorendo in
campo dovrà crescere anche fuori per dare slancio al progetto. La primavera è alle porte e con il bel tempo diventa un “must”
terminare i famosi campi di allenamento promessi a inizio stagione per averli
disponibili a inizio del prossimo campionato. Sarebbe un gesto importante nei confronti
di chi sta spendendosi per ridare luce alla società bustocca. Un segno concreto
e tangibile in grado di trasmettere vicinanza. Il seme dovrà essere innaffiato anche da altri giardinieri perché
è improbabile che la sola acqua della Testa possa dissetare la sete ambiziosa
di questa piazza. La situazione non appare al momento entusiasmante sotto
questo profilo e non solo in casa Pro Patria. Anche la sempre invidiata Unendo
Yamamay ha dovuto farsene una ragione con l’onboarding di uno sponsor che ha
fatto storcere la bocca a qualche tifoso a maggior profilo etico con dopo che
Slottery, società di gaming”, è diventata sponsor di coppa delle farfalle. Insomma, Busto e territorio non sembrano terreno fertile per
i semi sportivi, si pensi al Legnano e al Varese, per esempio che non navigano
certamente nell’oro. La fortuna di avere una presidente come Patrizia Testa
capita una volta nella vita, lasciarla sola significa giocare con il fuoco
rischiando di consegnare i colori biancoblù a dirigenze senza radici nella
città.
Flavio Vergani
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