Sul fatto che Patrizia Testa avesse confermato il suo
impegno per il prossimo anno, serie D si o serie D no, per i soci del Pro Patria
club, presenti in sede qualche settimana fa, non era un mistero. Fu la stessa
presidente, ospite del sodalizio di Roberto Centenaro, a confermarlo dopo
precisa richiesta di un consigliere del club. Pur sperando in un aiuto da parte
della città, la massima dirigente confermò la sua disponibilità a gestire la
società in prima persona anche nel prossimo campionato. Questo per spazzare via
un presunto alibi uscito in questi giorni a riguardo delle prestazioni della
squadra che avrebbe potuto subire dei cali motivazionali dovuti ad un’incertezza
societaria del tutto virtuale. Per cui, ammesso che questa possa essere una delle
cause della debacle (dubitiamo fortemente),i dubbiosi avrebbero potuto chiedere
direttamente a Patrizia Testa per avere una risposta e ritrovare il sonno
perduto. Chiaramente, siccome a nessuno piace buttare via soldi, a tutto c’è un
limite e per non stancare chi ha finanziato e finanzierà il progetto serve il
massimo impegno, quale riconoscimento dello sforzo. Più che preoccuparsi del
fatto che la presidente possa o non possa esserci, serve regalarle quelle
soddisfazioni in grado di generare entusiasmo e motivazioni. L’esatto opposto
di quello che sta succedendo. C’è di più, visto che la presidenza c’è e ci sarà
anche il prossimo anno, questo è il tempo delle valutazioni. Per cui, se, e
ripetiamo se, a qualcuno interessa la riconferma nell’organico tigrotto, questo
è il momento per dimostrarlo con i fatti. Se invece, come pare, a molti la cosa
non interessa più di tanto, la presunta indecisione societaria non conta una
lippa sul rendimento attuale della squadra. Fatevene una ragione, questo alibi non funziona, serve trovarne un altro possibilmente diverso da quelli già sentiti tutti più o meno ridicoli. Uno più uno ha sempre fatto due,
per cui se questo fatto vale zero, significa che sono altri gli addendi della
somma. Più che valutare la compattezza societaria sarebbe da indagare sulla
solidità del gruppo. Un team forte vive di coesione tra squadra, allenatore,
staff tecnico e staff dirigenziale. Da capire se tutti questi fattori sono
compatti e solidi. Da fuori non sembra affatto. Sono dettagli, ma vedere
giocatori autorelegatosi in perfetta solitudine in tribuna ospiti non trasmette
il concetto. E, neppure, sentire dalla tribuna sponsor personali di qualche
giocatore caduto in disgrazia “cristonare” verso la guida tecnica. Non è “fair”.
Le colpe dei figli non dovrebbero ricadere sui padri ( e madri). Il direttore
sportivo Turotti, dopo Pontisola, ha saputo cambiare marcia identificando i
problemi della squadra correggendoli. Bastò cambiare il modulo, adesso serve
cambiare il modo. Manca ancora troppo tempo al suono della campanella dell’ultimo
giorno di scuola, non si può sperare di risolvere i problemi con qualche
bigiata strategica. Occorre riprendere a studiare, a meno che qualcuno non
voglia lasciare la scuola con anticipo e con la bocciatura in tasca. Poi, però,
il prossimo anno ci si dovrà accontentare di andare a lavorare. lavoro vero,
però, dalle 8 alle 17 per i più fortunati, dalle 6 alle 19,30 per quelli che si
alzano all’alba e vanno a letto al tramonto. A proposito di tramonto, prima o
poi arriva per tutti, l’importante è lasciare un buon ricordo.
Flavio Vergani
0 commenti:
Posta un commento