
Si andava in giro armati, era l’epoca di “piombo” e si aveva
paura di tutto e di tutti. I gioiellieri, i banchieri, i pezzi grossi
dell’industria, i commercianti, e persino i giocatori di calcio viaggiavano
armati. Si aveva timore per sé e per i propri cari. L’epoca brutta degli omicidi
romani e dei rapimenti di fine anni settanta era così. In quel periodo ogni
minuto accadeva qualcosa di tragico; sequestri, estorsioni, omicidi, rapine e
perfino stragi erano quotidiani e la gente “bene” aveva rabbia e soprattutto
timore. Nel 1977 Luciano Re Cecconi entrava in una gioielleria e veniva freddato
dal proprietario del negozio perché “si dice avesse cercato di inscenare una
rapina”. Il gioielliere che aveva già subito furti e minacce ha colpito senza
troppi indugi per paura di essere ucciso da quel “ladro” che si scoprirà essere
poi un famoso giocatore della Lazio. Questi sono i fatti narrati nel libro
presentato al BAFF oggi,
“Aveva un volto bianco e tirato”, di Guy
Chiappaventi, che ci ricorda quei tristi momenti dove l’ex tigrotto Re Cecconi
moriva a Roma ancora giovane e forte nel pieno della sua scintillante carriera.
Ancora oggi i risvolti di quel tragico giorno non sono del tutto chiari. Ancora
oggi non sappiamo cosa sia successo, l’unica cosa certa è che un biondissimo
atleta passato per Busto alcuni anni prima se ne è andato tra incredibili
misteri. L’ex tigrotto Re Cecconi, non si sa se per “scherzo”, “per un
fraintendimento” o
solo

per “uno scambio di persona” è stato ucciso senza che si
potesse fare nulla. In giro per quel quartiere e per quei negozi era facile
riconoscerlo, alto, biondo e sempre allegro, eppure il negoziante stranamente
non lo ha riconosciuto. Da una parte abbiamo quindi la legittima difesa del
gioielliere che si è sempre proclamato incolpevole del suo operato, dall’altra
parte un ragazzo cordiale che secondo molti non avrebbe mai “scherzato su una
cosa simile” rimasto ucciso da chissà che strana sorte. Questo libro non fuga i
dubbi sul “caso Re Cecconi”, ma vuole solo raccontare cosa è davvero avvenuto
quel tragico 18 gennaio del 1977. Oggi, al BAFF, il figlio, parlando con me e
con i giornalisti resta ancora perplesso sull’accaduto. Forse neanche lui crede
alla “tragica messa in scena” della rapina, ma come detto sopra, oggi non c’era
mistero!…non c’era voglia di indagare!, semmai voglia di commemorare un ragazzo
di Nerviano che a Busto con i colori bianco-blu è cresciuto e diventato davvero
un grande. Pane, latte e calcio nella sua povera fanciullezza si sono
trasformati in dolce vino, ottimo cibo e sempre quel pallone amico tra i piedi
che lo ha reso uno dei migliori dell’epoca. Re Cecconi anima e cuore laziale
viene ancora citato e rimpianto qui a Busto da molti tifosi. La maglia della
Lazio e quella bianco-blu della Pro si fondono oggi per ricordare questo bravo
ma sfortunato ragazzo…
Al BAFF oggi si è voluto salutare il grande Luciano….solo per
ciò che aveva dato sul campo da gioco…e non per come le “chiacchiere” o le
“sentenze” ce lo vogliono far ricordare.
Un biondo atleta, forte bravo e generoso che oggi
rimpiangiamo con tutto il cuore sia noi di Busto, sia a Roma…e forse un pochino
tutta l’Italia.
Nelle foto:
La copertina del libro presentato al BAFF e Stefano Re
Cecconi figlio del grande Luciano che mostra una "vecchia" maglia della
Pro.
Simone Merlotti.
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