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Ivan Javorcic (foto GioGarvaglia.all right reserved) |
Con lui i direttori Asmini e Turotti e il vicepresidente
Tiburzi.
Incontro aperto da Sandro Turotti che ha illustrato il
percorso che ha portato alla scelta del nuovo tecnico.
Le parole di Turotti: “Nessuno
di noi pensava di passare il pomeriggio della pasquetta a lavorare. Siamo l’unica
società della categoria ad averlo fatto. Nessuno di noi si aspettava un finale
di campionato del genere, soprattutto dopo aver centrato il secondo posto.
Ringrazio mister Bonazzi e il vice Bertoncelli per il lavoro svolto, ma dopo la
loro decisione di lasciarci, abbiamo dovuto muoverci sentendo la disponibilità
di qualche allenatore. Ho consultato uno dei due collaboratori che lavorano per
la Pro Patria ed è saltato fuori il nome di Javorcic, che dopo un breve periodo
di riflessione ha accolto con entusiasmo la nostra proposta. Non mi piace
definirlo “traghettatore”, lui è un allenatore che conosceremo da qui a fine
stagione e poi valuteremo. Mi è piaciuto subito il suo entusiasmo e la sua idea
di calcio”.
Ivan Javorcic
esordisce ringraziando Bonazzi:” Lo
saluto, merita rispetto per quello che ha fatto in questi 10 mesi, ma questo fa
parte del mestiere. Adesso si ricomincia”. Sull’idea del suo calcio, mister
Javorcic elenca le caratteristiche a lui più vicine: “Amo l’essenza del gioco
del calcio, intensità, collettivo, voglia di vincere, aggressività. Importanti
i valori di altruismo e solidarietà e la voglia di determinare. Uscire dal
campo da vincenti che non significa vincere tutte le partite, ma vuol dire aver
dato tutto. Il sistema di gioco non farà la differenza, ma l’atteggiamento
della squadra. Le mie parole non hanno nessun peso specifico visto che non mi
conoscete e non sapete come lavoro, lo avranno quando in campo vedrete quello
che sto dicendo".
Cosa l’ha convinta ad
accettare la proposta della Pro Patria? “La storia e il peso di questa società, una società che ha cultura calcistica,
con tifosi che hanno forte senso di appartenenza. Sono elementi che mi
incuriosiscono e stimolano. Amo le emozioni forti, come quella vissute a
Brescia e Mantova”. Questi i motivi che mi
hanno spinto ad andare da Brescia a Milano. Poi, incontrati Turotti e Asmini,
ci ho messo un attimo a decidere, visto lo spirito di competitività dei due. Mi
ha colpito la loro voglia di vincere. Chiaro che potevo aspettare giugno per
trovare un’altra squadra, ma la storia che ha la Pro Patria e il futuro chiaro
che mi è stato prospettato mi hanno fatto decidere per Busto. Ho esperienze
professionistiche che sono durate vent’anni e posso dirvi che non tutte le
società che hanno la licenza di professionisti si comportano come tali”.
Conosce qualche
giocatore della Pro Patria? “No, ma
ho visto tutte le partite dei tigrotti, per cui conosco la caratteristiche di
ciascuno di loro. Poi, il campo completerà questa conoscenza”.
Cosa cambierà? “Per ora, osservo, ascolto e poi prenderò le
mie decisioni”.
Come è stato il primo
impatto con il gruppo? “Positivo, gruppo che al di là della retorica
è disponibile al cento per cento. Il pensiero di questi giocatori sarà di
mettersi a disposizione l’uno dell’altro per la finale di domenica con lo
Scanzorosciate Per ora pensiamo solo a domenica”.
Sala stampa gremita
in un giorno festivo, direttore sportivo e direttore generale di livello, presidenza
eccellente, questa è la realtà dei fatti, sembra quasi di non essere in serie
D. Come ha percepito questo fatto? “Sensazione
piacevole, ho perso la voce al primo allenamento e questo significa avere
trovato un ambiente con vero calcio. Mi piace la vostra disponibilità, voglio
ambienti professionistici e questo è stato un ottimo impatto. Tutto questo sarà
trainante se metteremo temperamento e orgoglio. A livello tattico come
giocherà? Con la difesa a quattro che è sempre stata una sua caratteristica? “
Non lo so ancora, ma non sarà questo il fattore determinante che cambierà le
sorti di questa squadra. Valuteremo le condizioni fisiche, lo stato emotivo e
psicologico dei giocatori e quanto serve per decidere il modulo di gioco. La
testa è importantissima e lo stato d’animo sempre da valutare”.
Sappiamo che è amico
di Matteo Serafini, vi siete sentiti dopo la sua decisione di venire a Busto?”Si, l’ ho sentito. So che è il secondo
miglior marcatore della storia della Pro Patria con 75 goals. Un ragazzo splendido
che giocava con me ad Arezzo. Abbiamo parlato dell’ambiente, della storia e
della passione di questa piazza”.
Le sue precedenti
esperienze a Brescia e Mantova erano d’emergenza, come lo è questa a Busto:
“Si, sono stato il pronto soccorso in
passato, spero in futuro di lavorare in ambienti diversi. Non mi faccio
problemi, affronto con entusiasmo le situazioni difficili, queste esperienze mi
hanno fatto imparare molto. Sono le condizioni ideali per migliorare sé stessi”.
Pregi particolari?”
Non lo so, sono imbarazzato, preferisco
non parlare molto di me. Non mi conoscete, quello che dico pesa davvero poco.
Conosciamoci e poi potrete valutare se quello che dico è vero o meno”.
Si torna da Turotti
per chiedere il profilo che doveva avere il nuovo mister, dice Turotti: ”Doveva avere un carattere diverso da quello
precedente, altrimenti non avrebbe avuto senso cambiare. Per carattere intendo
l’approccio con i ragazzi. Per cui, questo aspetto ci ha guidati”.
Un accordo da qui a
fine stagione? “Si, anzi, diciamo che
mi piace pensare a partita dopo partita, per cui l’importante è pensare a
domenica prossima. Poi, ci sarò la valutazione”.
Parola ad Asmini per
qualche precisazione: “Ringrazio
anche io Bonazzi, cosa fatta anche personalmente. Sottolineo che le scelte di
Turotti vengono fatte grazie alla consulenza di due collaboratori regolarmente tesserati
per la Pro Patria che girano sui campi, compresi i campionati Primavera e
Beretti. Per cui, nulla di casuale, ma una candidatura che è piaciuta perché non
ha fatto problemi di soldi, di durata del contratto, di categoria. Un
allenatore che ha voglia di calcio, voglia di lavorare seriamente e dunque la
convinzione che sia la persona giusta per noi. Non è piovuto dal cielo, come
sempre tutto è pianificato e ponderato. La scelta del mister ha un nome e
cognome, anzi due nomi e due cognomi: Turotti e il suo collaboratore. La Pro
Patria è fatta da persone serie e oneste, con una presidenza seria, il resto
sono chiacchiere da bar”.
Il vicepresidente
Tiburzi aggiunge: “Ero in vacanza quando è arrivata la notizia delle
dimissioni di Bonazzi. Mi è dispiaciuto, era una persona di valore. Ho scritto
a Patrizia Testa che questo era un problema, ma che Turotti e Asmini avrebbero
tirato fuori l’asso dalla manica. Credo che così sia avvenuto, questo giovane
allenatore è valido e credo che ci porterà a giocare cinque partite per
giocarci il play off. Siamo una società di Lega Pro, purtroppo le cose non
sempre vanno come dovrebbero ed è successo quello che è successo. Ci sarà un
percorso duro dove serviranno grinta e determinazione. Spero che il nuovo
allenatore possa portare bel calcio con i ragazzi carichi. Mi auguro che le
prossime partite siano fortunate per noi che ci abbiamo messo tutto quello che
serviva metterci”.
Si termina con Javorcic che precisa di non aver portato un
proprio staff, in quanto non
determinante in questo momento.
Da ultimo si chiede
se desidera comunicare qualcosa ai tifosi. Il tecnico croato risponde: “Ci sono due categorie nel calcio: i
giocatori veri e i tifosi veri. In questo binomio sta l’essenza del calcio. Servono giocatori veri
per stimolare la passione dei tifosi veri, quelli non veri lasciamoli stare. La
passione della gente è una cosa seria che va tutelata e rispettata. Per cui, in
questo momento non gli dico niente perché
non li conosco e sarebbe una mancanza di rispetto. Siamo noi che dobbiamo
dimostrare di meritare il loro rispetto per quello che faremo. Dopo aver
dimostrato un certo tipo di comportamento potremo pensare di aver guadagnato la
loro stima. Adesso, le parole non hanno peso".
Flavio Vergani
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