ma che mai hanno vestito la maglia della Pro Patria. Giocatori per i quali calza a pennello il proverbio “nessuno è profeta in patria”.
Vestire il biancoblù è stato un sogno per Rota che a 16 anni
ha lasciato il Cas Sacconago per un’altra “Pro”, quella di Sesto.
Abbiamo scambiato due parole con il bustocco che ha militato
nella Grumellese lo scorso campionato.
Che tipo di giocatore sei?
Sono un centrocampista centrale più bravo a difendere che ad
impostare. Nella mia carriera ho comunque fatto 50 goals.
In che categoria hai giocato?
Circa 430 partite in serie D, 50 in C2. Ho girato molte
piazze, tra le quali Lecco, Voghera, Viareggio e Grumello nel campionato appena
terminato.
Conosci la serie D come le tue tasche, cosa serve per
vincere?
Per prima cosa serve
conoscere la serie D. Non basta avere valori tecnici elevati in squadra, ma serve conoscere il giocatore a livello caratteriale, sapere come si allena, se
è un anarchico o un uomo spogliatoio. Serve avere la spina dorsale formata da
portiere, centrale difensivo, regista e attaccante con caratteristiche ben
definite. Serve andare a vedere le partite delle giovanili per rendersi conto del
potenziale che si ha in casa. Vedo molte squadre con rose importanti che non
salgono in Lega Pro, in quanto non curano questi aspetti.
Dicono che sei un uomo spogliatoio. E’ vero? Cosa
significa essere uomo spogliatoio?
Non amo lodarmi, ma devo dire che ti hanno riferito una cosa
corretta. Essere uomo spogliatoio significa essere il punto di riferimento
quando le cosa vanno male. Significa essere in testa al gruppo durante gli
allenamenti, non causare polemiche quando ti mettono in panchina. Sento spesso
dire che l’uomo spogliatoio deve “appendere al muro chi non si impegna”, non
sono d’accordo su questo. In 24 anni di carriera non ho mai visto appendere al
muro nessuno, ma gente come Borghetti, ex Varese con me alla Tritium, è stato un
esempio per tutti per il suo modo di essere e di comportarsi.
Hai giocato nel Busto sbagliato, ossia nella Bustese, perché
mai nella Pro Patria?
Perché la Pro Patria ha giocato quasi sempre in serie C e ai
tempi non ero pronto per quella categoria. Solo nel 1999 ho avuto la
possibilità di venire a Busto, poi la possibilità sfumò e venni con il
Viareggio a vincere allo Speroni.
Un sogno che rimarrà tale?
Come giocatore direi di si, sono integro, non ho subito
grandi infortuni, ma ho 40 anni. Però, se dovessero chiamarmi come allenatore
delle giovanili, ad esempio, verrei di corsa. Magari l’anno prossimo, visto
che vorrei giocare ancora un anno. Non so se la Grumellese si iscriverà al
prossimo campionato, per cui staremo a vedere. Certo è che se mi proponessero
da subito di allenare, ci penserei seriamente.
E’ vero che giocare in piazze come Busto non è come giocare
a Grumello?
Certamente si, a Grumello se sbagli un passaggio non se ne
accorge nessuno, oppure, se si accorgono, non dicono niente. A fine partita i
giornali riportano il risultato e finisce lì. A Busto se sbagli un passaggio è
un problema. I giornali scrivono ogni giorno una pagina dedicata alla Pro
Patria e i tifosi commentano per sette giorni su sette. Se non sai reggere
questa pressione non riesci a giocare in piazze come Busto, Lecco e Voghera, dove sono stato e provato sulla mia pelle cosa vuol dire vivere le grandi piazze. A
Lecco mi dicevano che “noi siamo il Lecco”, per cui le dobbiamo vincere tutte.
Ritengo sbagliato questo ragionamento, queste piazze hanno una storia e un
blasone, ma attualmente non basta questo per vincere.
Come hai visto la Pro Patria?
Prima che firmassi per la Grumellese ho visto qualche
partita dei tigrotti. Li avevo trovati bene come gioco. Per esempio, con la
Pergolettese e Seregno mi erano piaciuti. Credo che mister Bonazzi abbia dato
un gioco piacevole alla squadra. Poi, l’ho rivista a Grumello e mi era apparsa
una squadra confusa. Non so quanto sia costata questa squadra, ma credo che
avrebbe dovuto rimanere in lotta fino all'ultima giornata. Invece, dopo Monza,
ha avuto un calo inspiegabile.
Cosa pensi di Patrizia Testa?
Una persona molto appassionata che si è presa una grossa
grana. Credo abbia molta ambizione, ma non basta per vincere. Indispensabile, a
mio avviso, è circondarsi di persone valide che
conoscono la categoria. Ripeto, non si vince con il blasone, i tempi sono cambiati.
Quindi, chissà mai che ti rivedremo alla Pro Patria?
Sarebbe un sogno che si avvera, se mi chiamano arrivo di
corsa.
Flavio Vergani
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