Il Capitano è di
poche parole. In campo parla al pallone, accarezzandolo, nascondendolo agli
avversari, quasi fosse un suo secondo figlio da proteggere e curare. Il
Capitano non alza mai la voce, potrebbe farlo per carisma e curriculum, ma preferisce dare l’esempio e sfidare un campionato dove si dice prevalga l’agonismo
sulla tecnica. Così, al novantesimo pressa l’avversario, nonostante la morsa
dei crampi. E’ arrivato in doppia cifra, un po’ tardi, ma non per colpa
sua. Qualche infortunio e qualche ruolo molto creativo, figlio della precedente
gestione tecnica, lo hanno allontanato dalla porta. Appena il buonsenso è
spuntato, Santana ha puntato…Il Capitano parla, quando serve, con i gesti, con gli
atteggiamenti, con il silenzio che parla. Nel recente passato bastava guardarlo a fine partita per
leggere il libro del suo cuore. Rimane una domanda senza risposta: chissà cosa vorrà dire
quel suo allontanarsi dal campo in solitudine a fine partita lasciando soli i
compagni a ricevere gli applausi del pubblico. Questa gente ha bisogno del
suo Capitano, sempre e comunque. Quando si perde e quando si vince. Perché una
famiglia non può prescindere dal suo capofamiglia.
Flavio Vergani
0 commenti:
Posta un commento