E’ terminato un altro anno e ci
sentiamo sempre più vecchi. I caratteri del Tigrottino sono diventati oversize
per poterli leggere senza occhiali. Molti, in inverno, hanno disertato per il
freddo. In troppi non sanno l’ultima sui tigrotti, perché leggono solo e sempre
la Prealpina. Il digitale chi è questo sconosciuto? Le notizie le dà da sempre “il
Peron”, il resto “in dumà stupidai”. La lista dei play off o out persi diventa
sempre più lunga e i vecchi se le ricordano tutta, dall’inizio alla fine, perché
c’erano tutte le volte. Qualche ruga sulla pelle, molte di più nell’anima,
sempre più malinconica per i tempi che furono e che non tornano più. Tempi che
per i molto vecchi riservano qualche perla che ancora brilla. Per tutti gli altri
solo pochi piacevoli ricordi confinati a vittorie in Eccellenza, serie D e C2.
Una gioventù spesa nella speranza di vivere qualcosa di bellissimo da ricordare
ai figli e ai nipoti che se ne va senza senza lasciare nemmeno la mancia.
Sempre più vecchi, ma sempre più convinti che non tutto quello che è nuovo sia
migliore. Il passato è ricco di delusioni, ma anche di irrinunciabili valori
che hanno connotato una storia lunga cent’anni. Valori che non sono e mai
saranno in discussione. Uno di questi è lo stile, che forse può apparire fuori
moda, ma che ai nuovi vecchi importa eccome. Non si dice di aprire una portiera
ad una donna, non si dice di cantare la serenata sotto le finestre dell’innamorata
e nemmeno di inviare un mazzo di rose rosse in forma anonima, ma
solo di essere fino in fondo quello che si rappresenta per gli altri. Anche nel
caso, ora lampante, di non sentirsi quello che la gente pensi che tu sia. A volte
basta la presenza per giustificare un’assenza. Basta una parola per spiegare un
silenzio. Basta un gesto per essere meno indigesto. Obblighi per chi sceglie di
mettersi i gradi che consentono di accedere a molti diritti, ma inchiodano a
molti doveri. La differenza tra uomini e capitani. Si può naufragare mentre sul
Titanic o sulla Costa Crociera si balla e si canta, oppure si può scegliere di
essere il capitano Shackleton: “incapace di
dimenticare, anche per un istante, la sua posizione e la responsabilità che
comportava. Gli altri potevano riposare o riuscire a svagarsi adempiendo i
lavori del momento. Shackleton non si concedeva né riposo, né evasione. La
responsabilità era sua per intero e non si poteva essere in sua presenza senza
avvertirlo”. L’ordine di abbandonare la nave fu impartito alle cinque
pomeridiane. Per la maggior parte degli uomini, comunque, non sarebbe stato
neppure necessario: sapevano che la nave era condannata e che ogni sforzo per
salvarla sarebbe stato ormai inutile. Non ci furono segni esteriori di paura o
di apprensione. Avevano lottato senza posa per tre giorni e avevano perduto.
Accettarono il loro destino quasi apaticamente. Erano troppo stanchi per
preoccuparsene>>.Il Capitano Shackleton,
vigilerà sull'incolumità dei suoi uomini sotto il peso della responsabilità e
li salverà tutti. (Endurance: LEGGI DI PIU'). Questione di
stile, di coscienza e di riconoscenza e di intelligenza nel saper comprendere
che questi nuovi vecchi amano l’uomo giocatore e non il giocatore uomo. Sarebbe bastato
esserci, anche senza numero, per trasmettere vicinanza e appartenenza. La fascia?
Forse per i giovani un pezzo di stoffa colorato, per noi vecchi un pezzo di
storia che obbliga a stringersela al braccio solo se certi che non fa abbassare
la pressione. L’esperienza dei
vecchi aiuta a capire il presente, confrontandolo con il passato. Diventa più
facile capire quando erano illusioni e quando erano realtà. Era illusione, ci siamo sbagliati. Lo pensavamo solo silenzioso, alla fine è stato anche deludente.
Flavio Vergani
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