Gli istintivi erano stati persino crudeli. Non era bastato
non perdere una partita dall’inizio del campionato ( fatta eccezione per quella
con il Como persa ai rigori) e lo avevano crocifisso, condannandolo per le
sostituzioni. Qualcuno, il cui nome fa rima con limoni, addirittura
minacciava di non tornare più allo stadio dopo il pari con beffa. Quelli che hanno giocato a pallone quando erano piccoli
avevano certezze indiscutibili: il portiere deve giocare con il cappellino. Con
quello non avrebbe preso il terzo goal, quello della beffa. Gli sbilanciati, quelli senza mezze misure che non perdonano
il pareggio, si scandalizzano per la sconfitta e ritengono normale solo la
vittoria, avevano sentenziato che questa squadra non vincerà il campionato. Per fortuna non è servito attendere la domenica successiva,
è bastato arrivare a mercoledi per ristabilire la calma dopo la tempesta. Il mister delle sostituzioni sbagliate nei tre giorni
successivi alla gara con il Pontisola deve aver frequentato un corso accelerato
a Coverciano e trovato una soluzione tattica da esperto scacchista croato:
Pedone su Riva per soffocare il gioco avversario fin dal suo nascere. Mossa da
scacco matto, riconosciuta dagli stessi avversari. Un ragazzo di 18 anni, quali tutti noi siamo stati e ben
sappiamo quanto sia ancora da maturare l’equilibrio psicologico, è sceso in
campo senza essere vittima di un incubo, tanto che sembrava un veterano. Ma
questo è passato via, quasi fosse normalità. La squadra imbrocchita di domenica scorsa ha giocato una
signora partita in quel di Bergamo, vincendo e convincendo. Questi sono i valori forti dei nostri ragazzi che sarebbe
bello premiare con un po’ di pazienza in più. Un po’ di comprensione in più. Un
po’ di vicinanza in più, soprattutto quanto le cose non vanno come dovrebbero. La Pro Patria siamo noi, sempre e comunque. Non solo quando
si vince. Chi sbaglia, se lo fa in buona fede, lottando per la maglia come
tutti i ragazzi stanno facendo, matura un credito che dovrebbe proteggerlo e
non affossarlo quando qualcosa non va per il verso giusto. Che senso ha infierire contro un ragazzo di 18 anni che
ricopre uno dei ruoli più delicati nel calcio? Cosa porta ? Forse i punti
persi? Che senso ha attaccare un allenatore che si è dimostrato di
gran lunga il migliore degli ultimi anni e che ha uno zero nella casella delle
sconfitte? Un uomo che vive questa avventura con grande entusiasmo,
mettendosi sempre dietro agli altri nei meriti per dare visibilità a tutti. Un
uomo equilibrato e preparato che non trascura niente e nessuno. Ha saputo dare valore ai tifosi, non perdendo occasione per
ricordare la sua appartenenza a questo mondo fin da quando era giovane ultrà
croato. Quando gli si chiede che meriti si attribuisce per la rinascita di
Santana coglie occasione per ringraziare il preparatore atletico Scirea. Quando
gli si fanno i complimenti per i risultati replica parlando dei suoi ragazzi e
dell’orgoglio di allenarli. “Anche quelli entrati dalla panchina”, si affretta
a sottolineare, per non dimenticare niente e nessuno. Un codice di comportamento sempre rispettato per essere rispettato. E, diciamocelo, questo perfetto sconosciuto che fece seguito all'altro perfetto sconosciuto, non aveva convinto fin da subito. Altri erano i nomi vincenti che ci si aspettava. Non ultimo quello che fa rima con acquolina da molti invidiato ai cugini fino a ieri. Ma, non oggi. Imparare a pronunciare il suo nome è stato più difficile che apprezzare le sue doti. E questo è quello che conta. Facile il raffronto con il recente passato, quando si perdeva
in campo, Santana non vedeva la porta nemmeno con il binocolo e qualcuno,
invece di risolvere la situazione, preferiva parlare di maleducazione. La Pro Patria di quest’ anno è ”tanta roba”, può diventare
ancora di più se tutti insieme trasmetteremo vicinanza, appartenenza, unità
con chi sta lottando per il nostro sogno. Anche e soprattutto nei momenti difficili che non mancheranno. A volte una carezza data al momento giusto serve molto di
più di tante parole gettate al vento.
Flavio Vergani
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