Novecentotrenta tifosi bustocchi a cui è stata tolta l’emozione
di vedere i colori della propria maglia: il biancoblù. Un privilegio lasciato
alla decina di tifosi ospiti che si sono gustati il loro bianco e rosso a strisce. In campo la Pro Patria per il cuore, gli All
Blacks per gli occhi. Non è la stessa cosa. Sugli spalti a qualcuno importa poco, ad altri, come al nostro
presidente Centenaro importa moltissimo. Lui, come molti altri, chiede solo
questo: vedere i colori della maglia più bella d’Italia. Il regolamento? Si, lo conosciamo. Nei dilettanti viaggia al
contrario che nei professionisti, ma chissenefrega? Il buonsenso consiglierebbe che ai tifosi di casa venga dato
il privilegio di giocare nel proprio stadio, con i propri tifosi, con la
propria maglia. Dove sta il problema? Che i dilettanti ospiti non dispongono
della seconda serie di maglie? Se la portino!
Si vive per il goal. Si investono tempo e soldi per sognarlo, rincorrerlo,
vederlo e gustarlo. Lo brama il tifoso, lo desidera l’attaccante, il quale vive
per il goal. Soffre le pene dell’inferno della riabilitazione fisica pur di
tornare e sfondare la rete. Quando avviene dovrebbe essere una festa. Invece, per
qualcuno diventa una colpa. Non ci si può togliere la maglia, non si può aggrapparsi alla rete, non si può
esagerare con le scene di giubilo, pena l’ammonizione. Il regolamento? Si, lo conosciamo. Non è lo stesso che
dovrebbe punire le perdite di tempo, i falli ripetuti, le proteste clamorose?
Si, è lo stesso. Ma, anche qui a volte il buonsenso prevale sul regolamento.
Quando, come ieri non succede, si toglie al calcio la gioia e rimane solo la
noia.
Flavio Vergani
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