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Foto Giovanni Garavaglia-Tutti i diritti riservati
Un pareggio che ha lasciato qualcuno con l’amaro in bocca. Bel segno. Vuol dire che si stava banchettando con ostriche e champagne. Il nome dell’avversario era di quelli da asfaltare, ma i tempi cambiano e il blasone non basta più. Servono i soldi. Basta averli ed ecco il Rezzato, che di blasone non ne ha, diventare protagonista. Il cambio di timone ha svegliato le grandi firme della squadra bresciana, che per molti è fuori categoria.  Guardiamo in casa nostra per accorgerci che le nostre firme sono rimaste in tribuna e rimarranno ancora per un po’. Due vittorie e un pareggio in tre partite orfane dei big sono tanta roba. Soprattutto in quanto giocate in una settimana. Lui non è una firma, forse lo diventerà, ma ha firmato la presenza, nonostante il lutto che lo ha colpito. Un under sulla carta di identità, un over nella vita. Sugli spalti una lezione di sportività con l’accoglienza al Capitano che traboccava di affetto. Una risposta sincera, spontanea, genuina, riservata a chi ha vestito la maglia biancoblù, senza più toglierla. Un’emozione forte che è serpeggiata in uno “Speroni” che sta lentamente ripopolandosi. Queste sono le firme della Pro Patria, non altre. Basteranno? Nessuno lo sa. Ma, dobbiamo esserne orgogliosi. Il Capitano non va solo ringraziato, ma anche ascoltato. Ieri ha detto che per vincere servirà l’aspetto umano, il gruppo, l’unità di intenti, la compattezza dell’ambiente, la positività degli opinion leader, oltre a cinque giocatori di categoria. Quelli li abbiamo, il resto è compito nostro. Per cui, chi reclama per un pareggio ascolti il Capitano. Lui, sa come vincere, per cui è doveroso ascoltarlo.

Flavio Vergani

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