Un collega tifoso del Como con il quale ogni domenica sera
ci pizzichiamo sui risultati delle proprie squadre ha scritto: ”Per fortuna che
avete dominato con il Rezzato, altrimenti ne avreste presi quattro”. Al di là
del sarcasmo e del facile assist sfruttato dal comasco fresco di vittoria sul Varese, la sconfitta di ieri merita
comunque una serena analisi che tocca diversi punti. I tifosi hanno commentato
sui social quanto accaduto esprimendo preoccupazioni su tematiche comuni che
proviamo a sintetizzare.
Sia chiaro, nessun processo ma solo un dibattito, nessuna polemica ma solo qualche preoccupazione condivisa.
Evitare l’”effetto Monza”:
Dopo essere stata vicina allo scacco matto in quattro
occasioni, la Pro Patria si ritrova senza nemmeno la “pari e matta “in mano. Il
Rezzato ha prima arroccato e poi vinto lasciando ai tigrotti un doppio
rammarico. Ha sbagliato mossa Pettarin, oppure ha sbagliato chi aveva in mano la mossa del “matto”?
Senza dubbio la seconda. La mancanza di cinismo sotto porta è realtà di quasi tutte le domeniche. Non può essere un caso a parere dei tifosi. Adesso occorre evitare di cadere nella trappola
psicologica che potrebbe far perdere certezze, innescando dubbi e paure. La gara
di mercoledì è la miglior medicina per ritrovare il ritmo.
Una scacchiera senza Re:
Il destino della Pro Patria sembra segnato dall’assenza
sulla scacchiera del suo Re in occasione dei match importanti. E’ capitato nei
play off di Ciliverghe, è capitato ieri, è capitato nella parte finale del
match di Darfo. Giocare senza Re non è semplice, soprattutto se la strategia
offensiva è basata su di lui. Questa indispensabilità collegata alle ricorrenti
assenze del talento argentino preoccupano la tifoseria che non identificano una back position vincente per queste situazioni.
L’orchestra è importante, ma servono i tenori:
L’orchestra è importante, ma senza i tenori non si canta alla
Scala. I tenori biancoblù sono due. Se uno manca, l’acuto lo ci si aspetta dall’altro.
Da capire il motivo per il quale questo non avvenga. Tutti d’accordo che
trattasi di polistrumentista che sa suonare bene il violino, la chitarra e il
saxofono, ma serve l’acuto che tutti ricordano quando cantava in altre
orchestre. Il vero punto di discussione è questo: Le noci sono frutta o
dessert?
Meglio la qualità o la quantità?
Centrocampo di qualità con Disabato e Pedone o di quantità
con Colombo? Il dibattito tra i tifosi è serrato. In molti avrebbero preferito
che, terminate le energie dei “corridori”, sarebbe stata buona cosa far correre
il pallone con l’inserimento di giocatori più tecnici. Altri vorrebbero sempre
vedere Disabato in campo per la sua propensione offensiva che potrebbe dare un
aiuto all’attacco. Altri ancora ritengono Pedone un giusto mix di qualità e quantità.
Panchina lunga ma fredda:
La sensazione che la panchina sia ricca di qualità è
condivisa, ma sembra che, Gucci a parte, i giocatori che la compongono perdano
di incisività se schierati a partita in corso. L’esempio più citato è quello di
Mozzanica risultato tra i migliori quando schierato dall’inizio ma così
determinante se inserito a partita iniziata. Qualche tifoso afferma che il
discorso vale anche per Pedone che per molti dovrebbe giocare sempre per le sue
spiccate qualità offensive.
Forti con i deboli e deboli con i forti:
Il bilancio degli scontri diretti preoccupa i tifosi: pareggio e sconfitta con il Rezzato, pari a Darfo, sconfitta a Crema, pareggio rocambolesco con il Pontisola, vittoria complicata a Lecco, sono realtà che non lasciano tranquillo Massimo che ha condiviso la sua analisi nel dopo match di ieri. In effetti i numeri dicono questo ma dicono anche che fino a ieri la Pro Patria era prima. Da capire quindi se trattasi di un problema reale o fittizio.
PUNTAre in alto:
Tutti d’accordo, o quasi, che a questa squadra manchi un
bomber di razza che possa cavare le castagne dal fuoco. Lo dicono i numeri,
affermano i tifosi, tolto Santana, le altre tre punte hanno realizzato dieci
goals in tre. Troppo poco per una squadra che vuole vincere il campionato. La frustrazione di giocare meglio dell'avversario ma non vincere, come accaduto ieri, è vissuta come sterile soddisfazione e preoccupa in vista del finale di campionato.
Flavio Vergani
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