Uno schifo! Sono solo queste le parole adatte a descrivere la partita di oggi che ha opposto la Calcio Leccoall'arbitro Giacomo Monaco, salito da Termoli in compagnia di 30 bustocchi con un solo obiettivo: ergersi a inutile e goffo protagonista di una stagione intera che il fischietto molisano ha rovinato con una direzione di gara sconcertante, vergognosa, mai vista su un campo di calcio.
Lontano dalle telecamere di Sky, un omuncolo come Giacomo Monaco ha probabilmente riversato sul rettangolo di gioco le frustrazioni di una vita, scatenando l'inferno in uno stadio che, con quasi 2 mila spettatori, aveva preparato al meglio la partita che avrebbe dovuto lanciare il Lecco verso la vetta e dare la svolta alla stagione.
E invece a vincere sono stati l'arbitro Monaco (che forse sognava il salto tra i professionisti con una direzione così autoritaria), l'Aurora Pro Patria e i suoi 30 tifosi. Tutti contro un Lecco ridotto in otto per le espulsioni di Cristian Bertani, Gabriele Cavalli e Marco Moleri. Oltre a quella del presidente Paolo Di Nunno, giustamente imbufalito e cacciato dopo aver cercato di aggredire il direttore di gara già dopo la prima espulsione.
Fatto sta che quella che doveva essere una domenica di festa e di sport, con una città che si è ritrovata intorno alla sua squadra di calcio, è diventata una farsa. Il peggior spot possibile verso uno sport - il calcio - nel quale - almeno in Italia - la corruzione e l'incapacità di chi dovrebbe dirigerlo la fanno sempre più da padrone.
Ora il Lecco si ritrova a nove punti dalla vetta e con pesanti sanzioni in vista. La consolazione - ci auguriamo - di non vedere più Monaco su un campo sportivo (non solo di calcio, ma di qualsiasi sport) sarà comunque una magra gioia.
Marco ValsecchI
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