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I temerari tifosi che ieri si sono diretti verso Caravaggio hanno patito il freddo più intenso degli ultimi 40 anni, ma la vera doccia gelata che li ha tramortiti è stato il risultato finale che di fatto chiude ogni remota speranza di vittoria finale. Tutto può accadere, su questo nessun dubbio, ma potrebbe anche non accadere niente e questa è la visione più condivisa dalla tifoseria che di fatto considera chiuso il campionato.
Ora si dovrà convivere con le solite dichiarazioni di circostanza dei giocatori che faranno sapere a riguardo della “necessità di reagire”, anche se non si capisce esattamente quale sia l’utilità di questa reazione, visto che l’unica cosa che conta in serie D è arrivare primi. Forse, serviva non mollare prima per evitare di dover reagire dopo.
Detto questo, visto che per il secondo anno consecutivo accadono più o meno le stesse cose, forse è meglio riflettere, piuttosto che reagire, per spiegare ai tifosi come mai a Busto non si riesce a realizzare con molte risorse economiche disponibili quello che accade in piazze senza la tradizione bustocca e con budget nettamente inferiori.
Iniziamo il viaggio tra le analogie dei due campionati:

SCONTRI DIRETTI CHE SOFFERENZA:
Lo scorso anno non riuscì l’impresa di vincere contro Monza, Ciliverghe, Pergolettese e Virtus Bergamo, ossia con le dirette concorrenti della Pro Patria alla vittoria finale. Quest’ anno identico risultato con Rezzato, Darfo Boario, Pontisola, Pergolettese. Un caso?

BOMBER CERCASI:
Lo scorso anno la scommessa Cappai fu persa, Santana giocò a volte si a volte no, mancò misteriosamente nella finale play off e il saldo offensivo fu deludente. Quest’anno con l’arrivo di Le Noci ci si illuse che finalmente il bomber tanto atteso fosse arrivato. Poi, però, l’ex comasco è stato derubricato da punta a trequartista, Santana dopo il boom iniziale è caduto in letargo, Bortoluz prima operato e poi poco impiegato e Gucci ha fatto il suo, ma il saldo è in negativo per il secondo anno consecutivo. Un caso?

BLACK OUT DI GENNAIO:
Lo scorso anno la Pro Patria giocò la gara che poteva riaprire il campionato il 29 Gennaio a Monza. Dopo la sconfitta rimediata ci fu un calo psico-fisico terrificante che rischiò di escludere i tigrotti dai play off. Quest’ anno dopo la gara del 14 Gennaio con il Rezzato che avrebbe potuto chiudere il campionato, la Pro Patria ha di fatto staccato la spina. Un caso?

DEBOLE CON I FORTI, NON COSI’FORTE CON I DEBOLI:
Quest’anno, ma anche lo scorso anno, non si è mai avvertita in modo chiaro la differenza tra la Pro Patria e le squadra di fascia medio bassa. Il campionato, tolte le prima cinque posizioni (con le quali non si è mai vinto), propone un livello medio basso, tendente al basso. Ebbene, l’aspettativa di vincere, non sempre ma ogni tanto, in stile Rezzato, ossia con risultato tondo, non si è mai verificata. Addirittura si è rischiato di perdere a Romano di Lombardia, si è pareggiato a Dro e Levico. Un trend identico a quello dello scorso campionato. Che la serie D sia una categoria difficile è noto, ma una squadra costruita con un budget nettamente superiore a quello delle citate realtà deve fare la differenza. Magari non sempre, ma neppure mai. Come mai accade questo? Un caso?

CERCASI LEADER:
Un tema ampiamente trattato nella serata di ieri sui social e ampiamente condiviso dalla tifoseria riguarda la mancanza di un leader carismatico a cui far riferimento nei momenti difficili. Sull’utilità di questo ruolo ci sono parerei discordanti, sta di fatto che la piazza di Busto ha sempre dato un valore importante ai leader parlanti (Tramezzani e Serafini per fare due nomi) o silenti come Zaffaroni. La figura del Capitano viene vissuta come persona di riferimento ad alta credibilità, forte carisma e forte gradazione “tigrotta”. La contestazione di ieri a Santana dimostra una realtà finora solo sottaciuta o debolmente esternata: il popolo tigrotto non si sente rappresentato come vorrebbe. Diversamente i modi e lo stile nei suoi confronti sarebbero stati diversi. Lo dice il passato.

PANCHINA LUNGA, MA STRETTA:
Doveva essere il valore aggiunto di questa squadra ma non è stata determinante. Non lo è stata “in partita”, quando difficilmente ha cambiato le sorti di un match e non lo è stata in questo momento di crisi nel quale ci si aspettava di più dalle forze fresche. Lo scorso anno la panchina era quella che era e per alcuni la ristrettezza delle scelte fu un motivo della debacle. Quest’anno pur essendo larga non ha prodotto risultati tangibili.

SUPER STAR DELUDENTI:
Leggi le formazioni avversarie e non ne conosci uno, leggi quella della Pro Patria e quando vedi i nomi di Colombo, Santana, Disabato, Le Noci ti si illuminano gli occhi e ti convinci che non potrai perdere con nessuno. Poi, la realtà è diversa e ti accorgi che non bastano per vincere non solo il primo anno, quando per qualcuno occorreva frequentare la categoria per conoscerla (e il Como?), ma anche il secondo, nonostante una squadra che potrà non valere il Rezzato ma che certamente non può arrivare dietro il Pontisola o il Darfo Boario.

MERCATO INVERNALE QUESTO SCONOSCIUTO:
Per due anni consecutivi si è scelto di non intervenire sul mercato invernale lasciando deluse le aspettative dei tifosi. Lo scorso anno era chiaro che il Monza aveva qualcosa in più dei tigrotti ma si preferì giocare lo scontro diretto a Monza senza avvalersi di un rinforzo invernale. Quest’anno, nonostante un Rezzato attivissimo sul mercato per ridisegnare la squadra dopo gli insuccessi iniziali, si è scelto di dare fiducia alla rosa. Un gesto forte a livello psicologico che avrebbe dovuto dare autostima al gruppo e cementare lo spirito di appartenenza ma che in due campionati ha prodotto risultati opposti ma identici: lo scorso anno gli avversari che erano davanti ai tigrotti sono scappati via, quest'anno quelli che erano dietro li hanno superati. Un caso?
E ADESSO ?
Cosa rimane adesso? La speranza che davanti possa accadere qualcosa e che i nostri ragazzi trovino la forza per riprendersi. Rimane solo questo e a questo solo possiamo attaccarci. Non è molto, ma è qualcosa.
COSA SI CONSIGLIA?
Di evitare le frasi di circostanza in settimana ( "dobbiamo reagire, i giochi sono ancora aperti, noi ci crediamo")se poi in campo non si ha la forza e la determinazione per mantenere le promesse. Sarebbe una sofferenza doppia per chi vi ha seguiti al freddo e al gelo senza portare a casa una vittoria che manca da troppo tempo. Inutile anche fare gli offesi o i risentiti per qualche critica dei tifosi, soprattutto dopo prestazioni come quella di ieri.
Chi molto ama, molto pretende, questo è Busto. Prendere o lasciare.
Flavio Vergani

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