Il calcio ti sorprende sempre. Anche dopo decenni che lo
frequenti quotidianamente. Mister Javorcic dice che l’esperienza non è quello
che si è fatto, ma quello che si fa con quello che si è vissuto.
Non basta. O perlomeno, qui non basta. Troppe le esperienze
del passato che non fanno vivere bene, anzi, non fanno proprio vivere.
Esperienze che hanno fatto crescere il seme del pessimismo
che spesso sconfina nel vittimismo. Un passato che ha proiettato i tifosi in un’orbita
surreale e fantascientifica. Inutile illudersi e chiedere normalità. Inutile
pretendere equilibrio e circospezione. Le rughe lasciate dal passato sono
profonde come crepacci.
Diventa normale quello che potrebbe sembrare anomalo e la
mente richiama le normali anomalie o le anomale normalità, come le si vogliono
chiamare.
L’eccezione che nel passato diventò una regola ha profondamente
cambiato le regole del gioco, le aspettative, il metro di giudizio.
Ferite che non bruciano solo quando la vittoria le copre, ma
che riaffiorano quando il sale della sconfitta riporta ad antichi scenari.
Una tifoseria che viaggia tra l’esaltazione e la depressione,
tra il passato e il presente, mai certa del futuro.
Il ricordo la imbruttisce, il presente la consola, il futuro
la preoccupa.
Tenta di distrarsi, cerca di convincersi di essere stata
ostaggio di una scommessa persa, anzi di diverse scommesse perse, in campo e
fuori, ma di essere ora libera.
Non ci riesce e ricopre d’ansia gli attori del presente che
vivono di riflesso il fantasma del passato.
Si invoca equilibrio, calma, pazienza, autostima, ad un
popolo che molto ha dato e poco ricevuto.
Un popolo al quale erano state date le ali per volare in alto
per poi essere abbattuto mente spiccava il volo.
Tigre azzoppata, tigre umiliata, tigre ripudiata, tigre addomesticata dai domatori di scommesse.
Chi, dopo di noi, leggerà il libro dei cent’anni di Pro,
rimarrà stupito dagli ultimi capitoli. Gli verrà forse il dubbio che quello che
avrebbe dovuto essere un libro di storia sia in realtà più simile ad un libro
di fantascienza. Troppo surreale quanto raccontato.
Rileggerà la normalità solo nell’ultimo capitolo e dovrà
ringraziare chi questa normalità l’ha riportata.
Patrizia Testa è una grande donna alla quale tutti vogliono
bene per aver riportato la normalità a Busto e non l’eccezionalità. Questo fa
riflettere e comprendere perché siamo fatti così.
Mister, ragazzi, Turotti, siamo con voi, sappiamo quello che
siete e quello che fate, vi vogliamo bene, ma non potete chiederci la
normalità. Non adesso. Non ancora.
Il popolo biancoblù vi dimostra l’affetto con la presenza in
tutti gli stadi, anzi, in tutti i campi sportivi e per ora questo deve bastare.
La sconfitta non fa solo soffrire, fa tremendamente paura. Questa la differenza
che non è un dettaglio.
I fantasmi del passato siedono vicino a tutti quelli che frequentano
lo stadio. Gli altri non ci sono più, inutile cercarli. Loro non parlano mai, perchè non ci sono mai.
La voce di questo popolo sarà sempre forte, nel bene e nel male.
Sorprenderà quando spingerà i tigrotti verso l’obiettivo. Spaventerà nel giorno
delle critiche.
Non perchè ve siete meritate, ma solo perché si rivivrà
un passato che è l’esperienza che un popolo vorrebbe dimenticare. Mai questo
vissuto aiuterà a vivere meglio il presente.
Non avete colpe, voi non c'eravate. Noi si. Chi è rimasto ha una doppia patente che lo certifica fedelissimo visto da destra, illuso visto da sinistra.
Qui c'è gente che ha perso campionati vinti, bilici di play off e play out, un sacco di scommesse.
Voi non c'entrate, abbiate pazienza, tanta pazienza. Ma noi c'eravamo. Sempre presenti. Le abbiamo viste tutte, non ne abbiamo persa una, non ci siamo lasciati mancare nulla.
Solo la vittoria potrà cancellare le antiche paure. Solo la
vittoria potrà scacciare via la recidiva paura di essere protagonisti di una
nuova beffa.
La punta che manca, i pareggi indigesti, i mugugni in
sottofondo, possono essere ingenerosi in un mondo ideale. Sono le conseguenze
di una malattia rara dalla quale è difficile guarire in questo nostro mondo particolare.
Qui, il mondo è diventato surreale e per tornare alla
normalità serve una impresa speciale.
Sentite sempre forte l’abbraccio della vostra gente, anche
quando la potreste sentire lontana, astiosa, persino fastidiosa.
Non portatele rancore, cercate di comprenderla. Ha scommesso
tutto su di voi, quando altri avevano scommesso tutto su altri.
Vi vogliamo bene, regalateci il sogno. Quello vero.
Flavio Vergani
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