Si sta svolgendo un incontro affollato e intenso in biblioteca. Si intitola "La
voce di Busto". Parla di identità, di cultura e dialetti: una squadra
all'unisono, perfetto.
Intervengo anch'io e racconto (anche) di come lo
stadio sia un luogo dove ancora parlo e ascolto il bustocco. Perché lì? Perché
ci si sente uniti, si parla col cuore, ci si libera dalle paure di essere
giudicati per uno strafalcione.
Quando termino, vengo avvicinata da un serio
studioso: ahi, avrò toppato qualcosa?
- Sa quando sento Patria cosa mi viene
in mente? Busto! La Pro Patria.
Musica per le mie orecchie, sospiro: perché
non era la sede, avrei voluto anche urlare venite allo stadio domani.
-
Doveva farlo!
Quando si allontana, sono felice e anche un po' triste. La Pro
Patria, conduce a Busto. È Busto.
Spiegata da un professore, è anche facile
da capire.
Sogno di vederlo applicato visivamente allo Speroni. Dagli
abitanti ai politici, cominciando da quelli che durante il referendum per
l'autonomia ci hanno ricordato tanto il valore del territorio e dei suoi
simboli, delle sue realtà. Pagando il biglietto, magari.
Marilena Lualdi
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