Quello che si sarebbe potuto fare fa già parte del passato. Quello
che serve fare fa parte del presente e del futuro: vincere.
Inutile sperare che gli avversari possano fermarsi se non ci
si convince che la Pro Patria ha la possibilità di vincere il campionato.
“Convincersi” non è utilizzato a caso visto che quello che è
emerso ieri (e non solo ieri) è stata la percezione di una mancanza di personalità e
autostima dei tigrotti che li porta più
a subire l’avversario che ad azzannarlo.
Le molte partite vinte di misura, i timidi pareggi di Dro,
Levico, Caravaggio, le prestazioni non entusiasmanti con Scanzorosciate e
Ciserano non hanno mai trasmesso l’idea di una squadra conscia delle proprie
forze nelle quali credere per intimorire gli avversari. Si è sempre avuta l’impressione
che gli avversari prendessero coraggio proprio da questa mancanza di
personalità che non dovrebbe essere cosa propria di un organico ricco a livello
qualitativo come quello bustocco.
Una Ferrari che sembra andare a sessanta all’ora rimanendo
davanti a chi può andare solo a cinquanta, senza però staccarla definitivamente,
nonostante le potenzialità del motore.
Mister Javorcic è attento all’equilibrio tattico e questo è
indubbiamente importante, ma forse qualche rischio in più in determinate
partite potrebbe essere gestito con diverso coraggio.
Tutti gli avversari meritano rispetto e tutte le partite
sono difficili, ma alcune devono essere più semplici di altre se la differenza
di qualità in campo diventa importante. Lo stesso Rezzato dimostra che la
differenza con chi occupa la parte medio bassa della classifica vale spesso
quattro reti di differenza. Ne segue che se Rezzato e Pro Patria stanno dove
sono diventa automatico pensare il discorso debba valere per entrambe.
Ieri, in una partita determinante per la stagione bustocca, è
scesa in campo una squadra timida e tesa che non ha saputo trovare il sacro
furore nemmeno quando il goal di vantaggio avrebbe dovuto sciogliere i muscoli
e la mente dei tigrotti.
Facile e scontato pensare che, più che una questione tattica, quanto
visto in campo sia la conseguenza di una squadra poco affamata, poco cattiva e scarsamente determinata.
Lo svolgersi del gioco spesso trasmette questa sensazione con ritmi rallentati, giro palla estenuante, difesa del vantaggio acquisito, senza finire l'avversario con un paio di cazzotti in faccia. In sintesi: ci si accontenta di vincere ai punti anche quando ci sarebbe il modo di vincere per ko.
Mister Javorcic nel dopo partita di ieri diceva che la Pro Patria
ora deve fare quello che ha fatto finora il Rezzato che, nonostante fosse
spesso dietro i tigrotti, è riuscito a mantenere alta la concentrazione senza
cadere in depressione. Un merito dei bresciani che la Pro Patria non ha al
momento dimostrato se si pensa che dopo il match perso in casa con la capolista
ha subito una crisi di identità che l’ha portata ad un filotto di risultati
negativi.
Dagli errori devono nascere i miglioramenti per cui questa
volta si dovrà dimostrare una diversa tenuta psicologica che possa mantenere
aperto il campionato fino all’ultima giornata.
Dai bresciani forse bisogna imparare un po’ di quella “scialoneria”
che li porta a ribaltare fragorosamente le partite mostrando e dimostrando chi
comanda in campo.
Ma, se loro sono il Rezzato, noi siamo la Pro Patria alla
quale non manca nulla per essere pari agli avversari. O forse si, la
convinzione di essere almeno pari ai bresciani e superiori alle altre squadre
del girone. Ma non a qualcuna...a tutte. E, non di un goal, ma di molti goals.
Il rispetto per gli altri non deve e non può diventare un
freno a mano che blocca le ruote di questa Ferrari che non può e non deve perdere
la convinzione di valere la pole position.
Serve spingere sempre e comunque a costo di subire qualche ammaccatura. Arrivare in fondo con l'auto lucida e cerata, ma seconda in classifica, non ha senso. Nessun senso!
Flavio Vergani
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