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Quando pronti? |
L’accesso alle final four apre la finestra sul futuro
della Pro Patria. Finalmente il biancoblù si sprovincializza, si allontana
dalla dimensione interregionale, si affaccia al calcio che conta.
Finalmente si parlerà di Pro Patria a livello nazionale e
si tornerà in stadi dove c’è la corrente elettrica e dove sarà possibile
telefonare o mandare una mail con la certezza di lettura e, magari, con la speranza
di una risposta. Cosa che ancora è impossibile per qualcuno che si appresta ad
accompagnargli nella serie superiore e che dovrebbe affrettarsi ad uscire in
fretta dal puro dilettantismo.
Le promozioni
aiutano a crescere e a confrontarsi con una realtà che evolve e che non
richiede solo una squadra forte che scende in campo, ma anche e soprattutto,
una società organizzata dietro li quinta.
Si tornerà a giocare sotto il Po, l’ultima volta che la
Pro Patria sconfinò non lo fece per giocare, ma per essere esportata in blocco
quel di Reggio Emilia. Una cessione di “ramo d’azienda” che fece toccare alla
storia tigrotta il penultimo gradino della sua centenaria storia. L’ultimo fu
quello riferibile al calcio scommesse.
Tornare con la “Testa” alta oltreconfine, con uno sponsor
etico sulla maglia che vende energia pulita e con una promozione in tasca, dopo
solo qualche anno dai disastri delle passate dirigenze, fa capire quanto sia
stato vincente il progetto dell’attuale board societario.
Quella “donna sola al comando” che in molti, forse in
troppi, aspettavano al varco per identificarla come incompetente, agnello
sacrificale in un mondo di lupi, ha dimostrato di saperci fare molto di più dei
presunti competenti che vantavano curriculum con ampie prospettive internazionali
e persino mondiali.
Una donna che ha mantenuto quello che aveva promesso, una
donna che ora aspetta di avere quello che le era stato promesso. Una donna di Busto che ama la Pro Patria che aspetta risposte su quanto Busto ami la Pro Patria. Una donna di Busto che ha messo soldi per la Pro Patria che attende di capire quanti soldi Busto metterà per la Pro Patria. Festeggiare il centenario della Pro Patria avrà un costo. Servirà il vestito della festa, per evitare di non ricevere l'invito o, peggio ancora, di essere ospiti indesiderati. Servirà pensare ad un regalo per la festeggiata. Non basteranno le parole.
Busto, ultimamente sembra essere rinato quanto a
dinamicità e voglia di fare. Basta guardarsi intorno per vedere il progetto via
Lonate che cambierà il volto alla viabilità periferica, basta vedere la nuova sede della
Polizia da tempo attesa e ora realizzata, la nuova sede dei
Carabinieri ormai in via di definizione. Si è penato persino al posteggio in zona san Michele.
Oppure, che dire del progetto multifunzionale che investirà l’area
ove ora spicca lo scheletro del mai terminato palaghiaccio?
In una Busto letteralmente stravolta ed energizzata dalla
giunta Antonelli crediamo non ci sia più nessun dubbio sul fatto che anche quel
che attende da troppi anni possa trovare compimento. Tra un trasloco e l’altro
e una gittata di catrame e l’altra, non dovrebbe mancare il tempo per
realizzare dei campi di allenamento, che non sono per la Pro Patria, ma per
Busto, per i ragazzi di Busto, per lo sport di Busto.
Se le precedenti gestioni societarie per qualcuno non
meritavano attenzione per svariati motivi che spaziavano dallo scarso feeling ai dubbi sull'etica di certi personaggi, ora le scuse stanno a zero.
La Pro Patria ha cambiato dirigenza, ha cambiato marcia, ha cambiato categoria,
la città ha l’obbligo di accompagnare questo progetto con diversa attenzione.
Se, anche nel prossimo campionato, dovranno partire dei
pullmini verso altre città con a bordo i giocatori delle giovanili della Pro Patria, o meglio,
con a bordo i ragazzi di Busto Arsizio che vogliono giocare a calcio nella Pro
Patria, crediamo che in qualcuno debba nascere uno spontaneo disagio. Se, non
accadesse, significherebbe che della Pro Patria e dei giovani di Busto forse interessa
poco, anzi niente.
Sostenere la Pro Patria vuol dire tenerla presente nelle sue necessità primarie e non solo presentarsi quando conviene o nei giorni di festa quando fa "figo" esserci.
Flavio Vergani
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