Riportiamo l'intervista pubblicata sul "Tigrottino" che Patrizia Testa ha rilasciato a Marilena Lualdi.
Battagliera,
delusa, commossa. Gli
stati d’animo si
alternano negli occhi
di Patrizia Testa.
La presidentessa della
Pro Patria racconta
al Tigrottino questo anno
ricco di emozioni.
Che
cosa ha significato
questa stagione per
lei?
Per
me è stata
ancora una sfida,
una sfida sportiva
in modo che
tutto fosse perfetto,
pulito, seguendo i
valori dello sport.
E una sfida alla
città, non per
il mio ego,
ma per far
capire che non
si può abbandonare
questa società a
se stessa. Non
si può lasciarla
nelle mani di
un’unica persona.
Si è
sentita ancora abbandonata?
Molto.
Chi
non l’ha fatto?
I tifosi.
I veri tifosi, quelli
che vengono allo
stadio, pagano il
biglietto. Più di una volta ho dichiarato
che se il
cuore di Busto
rispondesse come loro,
forse la Pro
avrebbe la possibilità
di continuità in
modo professionale e
di alto livello.
Più
abbandonata dalla politica
o dagli imprenditori?
Dagli imprenditori
sicuramente, dai tantissimi
che potrebbero veicolare
le loro aziende
attraverso lo sport.
Adesso soprattutto, dopo
questi tre anni.
La politica poi
dà priorità ad
altre cose e
la Pro Patria
è l’ultimo dei
pensieri. Con le
elezioni, c’è chi
ha usato lo
stadio per dare
visibilità al progetto
politico e chi
ha detto pure:
non mi fermo
a vedere la
partita, perché della
Pro non mi
interessa nulla.
Approdiamo
alla questione campi?
Quando sono
arrivata, mi dissero
che non era
stata firmata la
convenzione, ma tutto
era pronto. Dopo
di che i
vari amministratori si
sono palleggiati l’impegno.
In questo momento
risulta appaltata e
in corso d’opera
la recinzione del
campo bonificato, oltre
a una parte
che definisco piccola
perché sono solo i pali
della luce. Sono
in attesa che
l’amministrazione verifichi la
possibilità di concedere
una fideiussione per
poter accedere al
credito sportivo e dare vita
al campo sintetico.
Se così non
fosse, i miei
pensieri spaziano dal
prendere totalmente fuori
gli ambienti in
cui far allenare
il settore giovanile
al trovare fondi
in ambito privato.
La famosa
risposta della città?
Sì, per
procedere perlomeno con
il campo in
erba. Ha costi
minori, ma importanti.
Irrigazione, illuminazione, uno
spogliatoio in più.
Mi spiace che
l’amministrazione non prenda
in considerazione lo
Speroni come il
villaggetto dello sport
perfetto che una
città di 80mila
abitanti dovrebbe avere.
Rappresentata poi da una società
storica. Per il
terzo anno ho
dovuto chiedere il
sacrificio alle famiglie
per portare i
figli in un
campo non sul
territorio. E noi
abbiamo dei costi
come società a
prendere i ragazzi
nelle varie stazioni.
Quando
finirà? Quando deve
finire?
Spero
nel prossimo campionato.
Non posso permettermi
di far venire
lì una scuola
calcio con il
dubbio ancora su
dove ci si
allena. Il campo
di allenamento della
prima squadra l’ha
pagato l’attuale Pro
Patria come qualità.
I risultati si
sono visti: meno
infortuni. Ma non
sono noccioline.
Marilena Lualdi
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