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Che cosa c’è di più irresistibile rispetto a seguire ogni passo dei tigrotti che corrono insieme ai nostri sogni verso la C? Ogni azione di gioco in questa domenica 6 maggio 2018 dovrebbe catturare gli occhi dei tifosi della Pro Patria e così avviene.
Eppure ci sono momenti in cui i nostri sguardi vagano altrove. Non (solo) perché sono scossi dalle prime lacrime di gioia, quando i gol contro il Darfo Boario cominciano a essere tre.
Riusciamo proprio a guardare anche altro, tuffandoci nel desiderio diventato realtà della C, di un campionato più degno di noi. Guardiamo i bambini. Due in particolare, minuscoli e coriacei: uno, piccolissimo, tiene la bandierina bianca, l’altra quella blu. E quando un altro ragazzino tenta di prenderla, lei si oppone con fermezza.
Una consapevolezza che a noi grandi (meglio scrivere adulti, che è più realistico forse) sembra così immensa da farci sentire all’improvviso invisibili.
Il sindaco Emanuele Antonelli è presente, si emoziona, si fa fotografare nella sua gioia. Daniele Belosio e io condividiamo quell’immagine tra le tante che narrano la promozione in serie C nell’esperimento Facebook delle 24 ore, ma devo postare un promemoria: si ricordi SEMPRE della Pro.
Lo faccia, sindaco, perché la Pro è questa meraviglia, ragazzi che abbiamo adorato talmente da non volerne nominare uno solo: è stata un’impresa di tutti. Lo faccia, perché ha un pubblico strepitoso, di una devozione che nessuno può comprendere e conoscere, se non è di Busto (e della Valle Olona).
Lo faccia perché Patrizia Testa è una bustocca vera: aveva una passione e una missione, le ha plasmate dolorosamente insieme (perché fa male, misurarsi con i cuore e i conti) e ci ha portato il risultato. Il risultato, è quello che conta per i concreti bustocchi, no?
Lo faccia, per quei due bambini e per gli altri che vi giocavano attorno. Il Comune ha giustamente un assessorato all’Identità, che ha affidato a Manuela Maffioli: lei si è mobilitata e ha subito creato anche un tavolo invitando le associazioni.
A noi verrebbe da dire: convochi anche la Pro. Le dia in ogni caso attenzione, quella che merita. Perché l’identità è questo intrecciarsi di generazioni, che batte la nostra immaginazione, attorno a un valore. Sembra che cresca il disinteresse qualche volta, trovi incassi miserevoli alle partite clou e poi ecco che si presentano famiglie cariche di sogni.
Poi si vivono giornate come queste, che sono ore, anni, pezzi di vita incalcolabili.
Siamo in serie C, l’incubo è terminato, può iniziare il sogno che però richiede impegno duro, importante.
Grazie Patrizia, grazie mister, grazie ragazzi, grazie tifosi per averci condotto qui. Adesso gli “altri” altri restino e ci aiutino a rimanere e crescere qui.
Marilena Lualdi


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