Silvio Peron, (Prealpina) |
Il ricordo di Silvio Peron dedicato al Merlino è come sempre da brividi.
Grazie Silvio!
Dicono che il calcio in bianco e nero è roba da museo
delle cere perché testimoni di un altro mondo. Oggi regna la tecnologia, le
immagini passano come meteore impazzite che scheggiano il nostro universo.
Allora anche la passione è roba da museo delle cere, il tifo e l’amore per i
propri colori assai demodèe. Non è vero. Certi uomini hanno slanci, liberano le
loro passioni che a volte sconfinano nell’eccesso. Il “Merlino” era così, non nascondeva
i difetti e si schermiva per quella ruspante semplicità spesa per nome e per
conto della sua Pro Patria. Lo sguardo a volte assorto, il dialogare con se
stesso mentre curava con gesti manicali quel tappeto verde dello “Speroni” - che
per lui era la passerella che porta in paradiso - impresse per sempre nella
memoria della gente e del club di via Ca’ Bianca a lungo domicilio anche del
“Merlino”. Non si può piacere a tutti e lo sapeva ma era capace, nel suo modo
rude e affabile, di distinguere i sentimenti veri da quelli artificiali. Anche
per questo amava i ragazzi della curva e i ragazzi della curva lo amavano. Quando
uno se ne va riaffiorano i ricordi, i momenti belli e quelli che sarebbe giusto
scartare dal nostro diario. Per il “Merlino” le pagine da stracciare sono poche
e gli aneddoti si perdono nel tempo. Celebre il suo caffè consumato quasi di
nascosto in un saletta accanto allo spogliatoio. Si guardava in giro e
sottovoce diceva: “Pero, vègn chi ca’ metu su a moka”. E mentre s’aspettava il
gorgogliare della caffettiera montava la marea tinta di bianco e di blu, un
mare in cui si mescolavano speranze, progetti, rimpianti e magoni mandati giù
nei momenti in cui vedeva la sua Pro precipitare all’inferno. Ne vissute di
ogni e le decisioni, anche quelle discutibili, sopportate con dignità. E nel
mondo della tecnologia e dei robot senz’anima la dignità ha un valore
inestimabile. Un insegnamento prezioso da custodire insieme con quell’aroma di
caffè che annusiamo nello “Speroni” pronto alla festa con una spruzzata di
nostalgia per quel posto vuoto sotto la sua amata curva.
Silvio Peron
(Giornalista de "La Prealpina")
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