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Per poter allenare una squadra di calcio occorre frequentare un corso a Coverciano, solo così si ottiene il permesso di guidare una squadra di calcio. Vengono rilasciati patentini di diversi livelli in base alla categoria nella quale si vuole arbitrare. Lo stesso vale per chi volesse diventare arbitro o direttore sportivo. Serve essere qualificati per poter operare nel mondo dello sport.

Purtroppo non serve nessun patentino per fare i presidenti di club. Nel passato questo era solo un dettaglio, infatti diventava presidente chi aveva disponibilità economiche importanti. Per cui, la selezione era naturale. Ora, possono diventare presidenti tutti, o quasi: procuratori, controfigure di misteriosi gruppi che si celano nell’anonimato( quasi che fosse un reato accostare il proprio nome ad un club sportivo), prestanomi prestati al calcio.
Presidenti di nome, ma non di fatto, in quanto senza portafoglio e senza potenziali disponibilità finanziarie.

Nel passato il presidente era un professionista con un’attività propria che gli permetteva di disporre di fondi da disperdere nel calcio. Disperdere, non investire, visto che chi ricavava soldi dal calcio erano (e sono)molto pochi.

Oggi, c’è chi tenta di fare il presidente di un club calcistico facendolo diventare la propria professione lavorativa. Come si riesca, o come si pensi di poterlo fare in campionati come la serie C nel quale è matematica, o quasi,  la possibilità di metterci dei soldi ma non certamente di ricavare degli utili, è argomento da una parte curioso e dall’altra preoccupante.

La realtà è sotto gli occhi di tutti: squadre blasonate che spariscono dal calcio, vagonate di punti di penalizzazione inflitte per irregolarità finanziarie, fidejussioni non versate o farlocche, società con presidenze fantasma che si smaterializzano quando serve versare i contributi assicurativi.

Alcuni personaggi hanno la decenza di sparire dalla circolazione dopo aver affondato la società di turno, ma quello che è inaccettabile è constatare la possibilità di recidiva per chi nel passato ha creato danni inenarrabili, pagati a caro prezzo dalle piazze che hanno avuto la sfortuna di incappare in questa finanza creativa.
La possibilità perorare in queste gestioni recidive deve far riflettere su possibili soluzioni orientate a limitare e confinare gli attori di tali comportamenti.

Magari con una patente a punti in grado di premiare i driver virtuosi e penalizzare pesantemente chi spesso va fuori strada, non rispetta le regole, sorpassa a destra e guida in stato di ebrezza.

Gente che spesso noleggia auto storiche di grande pregio, le usa per il rally, anche se sono nate per i lunghi viaggi e le posteggia dallo sfasciacarrozze, dopo averle depredate anche dei bulloni delle ruote.

Grave è quel che fanno, più grave è consentigli di poterlo fare dopo il primo incidente.

Un calcio che ogni anno deve far fronte a ripescaggi, a squadre B e ad acrobazie interpretative del regolamento per mettere insieme un numero di squadre decente, ha l’obbligo di interrogarsi sulla realtà e darsi delle risposte coraggiose e definitive. Una di queste, oltre alla patente a punti per i presidenti, potrebbe essere la possibilità dell’esonero a vita per chi non ha chiaro il concetto di cosa sia un conto economico, un bilancio societario e soprattutto non disponga dei mezzi per finanziarli.
Ispirarsi a modelli stranieri ritenuti vincenti come si sta facendo dopo l'eliminazione dell'Italia ai mondiali rimane un esercizio puramente virtuale se prima non si agisce alla radice dei problemi che affliggono il nostro calcio.
Se ci si riempie la bocca con ipotetici progetti dedicati allo sviluppo del nostro calcio giovanile e poi si permette di costruire rose infarcite di "giocatori con lo zainetto", pieni dei soldi di papà  che pagano pur di soddisfare il proprio ego nel vedere il proprio figlio inserito in una squadra prestigiosa.
Così non si va molto lontano.
Non serve essere laureati alla Bocconi per indagare con "due diligence" serie, soprattutto quando si intuisce il rischio potenziale o quando si è di fronte a personaggi recidivi.
Se invece fa comodo far finta di non vedere, poi si abbia almeno la decenza di non indignarsi, scandalizzarsi o fare i falsi moralisti.
 
Flavio Vergani

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