E' davvero strana, quasi surreale, l'estate in casa Pro Patria. Non succede nulla: nessuna anomala normalità, nessuna normale anomalia.
Niente di niente. Non si cerca un presidente, non manca la punta, non si litiga con il sindaco. Radio Scarpa è spenta da tempo per mancanza di presunte news riguardanti ripescaggi, punti di penalizzazione e quant'altro aveva riempito le estati biancoblu del recente passato.
Dopo aver tanto sperato di essere come gli altri ci si ritrova ad essere diversi dagli altri, visto che presunti modelli da imitare ricchi di sponsor, strutture, risorse del territorio e vicinanza politica sono miseramente falliti. Tanti i nomi che vengono in mente, uno più di tutti e si pronuncia Reggiana.
Quando si ha tutto si rischia di cadere nel vizio, inventandosi il surreale per dare un senso al reale.
Così, qualcuno si è chiesto il motivo per il quale la nostra presidente non si sia resa disponibile a farsi da parte o a collaborare dopo il corteggiamento di nuovi potenziali soci.
Un esempio perfetto di come il mondo Pro Patria si sia rovesciato. Poco tempo fa si lottava per scacciare i mercanti dal tempio con lotte epiche da parte della tifoseria più fidelizzata al biancoblu che, sola e contro tutto e tutti, ha lottato per avere un presidente serio e di Busto e, ora che il paradiso è stato conquistato, qualcuno che, ad occhio e croce non appartiene alla top ten dei tifosi più fedeli, si preoccupa di quel che poco o niente preoccupa.
Forse era più urgente preoccuparsi quando c'era da preoccuparsi.
Certamente l'ambizione fa parte del Dna di qualsiasi tifoso, i sogni aiutano a vivere meglio, per cui è comprensibile guardare sempre più in alto, ma dopo quanto accaduto recentemente, ci si chiede se questo non sia il momento per ringraziare chi ci ha tolti dalla palude della serie D, cucito lo scudetto sulle maglie biancoblu e garantito un presente sereno e un futuro tutto da costruire.
Per decollare c'è sempre tempo e non è obbligatorio il check in a Malpensa.
Da ultimo una nota piena di invidia per chi riesce sempre a conoscere i dettagli di quel che i tifosi più incalliti inseguono per 24 ore su 24 ore senza arrivare al dunque, nonostante abbiano il sangue biancoblu, la Pro Patria sia il primo pensiero del mattino e l'ultimo della sera e vivano di pane e Pro Patria.
Quei 300 mila euro garantiti dai potenziali nuovi soci alla presidente Testa è davvero un’esclusiva, una vera chicca giornalistica, un'informazione di prima mano.
Che invidia non poter sapere e scrivere per primi queste cose, ne sarebbe felice anche il mio amico Andrea che per conoscere tali indiscrezioni farebbe pazzie, ma anche per lui, come per noi le fonti che contano sono spesso secche. Ha ragione chi dice che siamo troppo tifosi e poco giornalisti. Meglio così...
Comunque, appresa l'assoluta consistenza economica dell'offerta e il conseguente rifiuto dell'attuale presidente, c'è un motivo in più per essere sereni e felici. In altri tempi sarebbe bastata la metà della metà di un'offerta del genere per registrare il cambio di proprietà, se oggi questo non avviene non possiamo che esserne felici.
Flavio Vergani
LETTERA PUBBLICATA SUL SITO : WWW.MALPENSA24.IT
prendo spunto dall’esaustivo articolo di Malpensa24 che fa da sponda al lancio della campagna abbonamenti della Pro Patria. Ci sono risvolti e contenuti sui quali, a mio avviso, vale la pena approfondire. La società ha scelto una via di mezzo puntando su prezzi popolari per i… popolari, e qualche spicciolo in più per chi se lo può permettere. La signora Testa, che da tre anni è al timone del club e alla quale va l’incondizionato affetto, nel bilanciare le scelte, così da allargare la platea nell’anno del centenario, ha toccato la madre di tutte le lamentele che puntualmente riaffiorano quando il campionato si avvicina. Lamentele che rimbalzano dentro un perimetro già tracciato dai suoi predecessori. Ossia la Pro Patria che non fa breccia nella fascia benestante, soprattutto quella imprenditoriale – sia essa industria, commercio o artigianato – che sfiora il marchio Pro senza lanciarsi, o lanciandosi con poco phatos (salvo le graditissime eccezioni) a sostegno dei vari progetti. Questo è solido, non v’è dubbio, se in due anni ha sepolto le macerie e riconquistato il professionismo. Ma c’è un ma. Verissimo: l’establishment della città è tiepido però, leggendo le cronache, la signora Testa ha legittimamente scelto di dire no a persone che l’avrebbero voluta aiutare. E’ la solita solfa, certo, quella della proposta Gravina-Calleri che avrebbero volentieri rilevato la maggioranza del club.
Perché l’operazione non s’è concretizza? Probabilmente perché i tempi non erano maturi o semplicemente perché, con diritto dopo quello che ha investito, la presidentessa voleva raccogliere i frutti del suo lavoro e dei suoi sacrifici senza dover dividere i meriti con nessuno. E’ una ipotesi ma se così fosse oggi è più complicato dare un senso compiuto alla speranza che presto quella scudettata casacca biancoblù pubblicizzi un esclusivo made in Busto. Verrebbe da obiettare che in fondo un marchio legato a Busto fino all’anno scorso adesso non c’è più. Eppure Giuseppe Pirola, titolare della Unet, è appassionato di calcio e uomo che investe nello sport bustocco. Liquidare il suo addio come se la fine del fidanzamento fra la sua azienda e la Pro fosse acqua sul marmo mi pare troppo sbrigativo.
Gira in città – e con un certo fondamento – una storia secondo la quale Pirola avrebbe proposto verso la fine dello scorso campionato di investire oltre 300mila euro fra sponsorizzazione e gestione del settore giovanile. Proposta che, per i tanti misteri del mondo pallonaro, sarebbe rimasta inevasa e dopo una risposta che non è praticamente arrivata ognuno ha preso la propria strada. E ancora Pirola avrebbe gradito di condividere con Gravina e Calleri la nuova avventura targata Pro Patria convinto, conti (anche correnti) alla mano, che ci sarebbero state golosissime prospettive. Avventura, come è stato più volte ribadito, in cui la signora Testa avrebbe mantenuto la sua carica e la sua visibilità: e ci mancherebbe altro… Tramontata questa possibilità, almeno per ora se è vero che il duo, ma potrebbe diventare almeno un trio, Gravina&Calleri è atterrato, per impegni di lavoro sulle piste di Malpensa e la Pro Patria non è uscita del tutto dalla loro rotta. Ma al momento è la signora Testa a decidere e a tirar fuori i quattrini, tanti quattrini in una categoria affascinante e impegnativa anche economicamente. Sarebbe il caso che Busto le desse davvero una mano facendo valere il detto “mogli e buoi dei paesi tuoi”. Ma se non si può maritarsi con gente del posto non varrebbe la pensa flirtare con un buon partito che viene da fuori?
tifoso biancoblù
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