La bancarella della Pro Patria ha
diverse scatole tutte contenenti un modello di rimpianto diverso.
La scatola degli arbitri sta diventando
sempre più ricca e questo deve far riflettere. Da capire chi confeziona questi
modelli e il motivo per il quale il lotto destinato a Via Cà Bianca sia spesso fallato.
Sono fake cinesi? Oppure, sono realtà? In questo caso quale è il motivo di tale
regolarità di fornitura da respingere? Noviziato della matricola? No, l’Albissola
è matricola quanto la Pro Patria. Un piano preciso del fornitore contro i
biancoblù? Per quale motivo? Per punire una società modello? O, solo incapacità
del tessitore sempre solo a sfavore dei tigrotti?
Limitarsi a questa analisi per
giustificare i conti che non tornano sarebbe errore imperdonabile.
Infatti, c’è anche la scatola dei
rimpianti “made in Busto Arsizio” come quella perfettamente confezionata dallo
stilista Mastroianni. Fosse stato almeno Gucci, sarebbe stato ampiamente a tema
e la firma avrebbe In parte giustificato il capolavoro dell’assurdità.
Una scatola riempita da tanta ingenuità e
scarsa furbizia che ha inciso sul taglio del risultato finale.
La bancarella biancoblù ha anche molte
altre scatole contenenti firme di qualità come le marche a nome Santana, Le
Noci e Disabato, lasciarle spesso chiuse senza mostrarne la bellezza ai
potenziali clienti alla lunga potrebbe far cambiare etichetta alla scatola,
reindirizzandola verso lo scaffale dei rimpianti. Il bisogno aguzza l’ingegno
per cui ci sta che ha volte serva ricorrere alla marca all’ ingrosso, ma piange
il cuore vedere quelle scatole spesso chiuse o aperte solo a fine giornata,
quando si devono chiudere i conti, spesso già in rosso.
C’è poi la scatola delle belle speranze,
alcune con prezzo di acquisto sopra la media, ma che più di una volta sono
apparse un po’troppo “fallate”. Il prezzo di acquisto elevato non può
giustificare all’infinito la presunta elevata qualità percepita solo sul
capitolato, ma non nella realtà.
Il credito non può essere infinito e
serve scegliere a quale scatola si vuole appartenere. Il mercato ha regole
chiare da sempre che non prevedono deroghe di valutazione in funzione della data
di produzione del prodotto. Può capitare il lotto fuori standard, ma deve
essere un’eccezione e non una regola.
Infine, la scatola delle delusioni.
Fortunatamente poche sulla bancarella biancoblù, anche se sorprendenti per le
marche che sono finite dentro.
Delusioni alcune dovute all'impalpalità del tessuto che si pensava di altro pregio e altre solo potenziali vista l’impossibilità di giudicarne la stoffa in
quanto mai messa sul banco del mercato bustocco. Capire se trattasi di una “cinesata”,
o meglio di “albanesata”, o di un reale prodotto da discount è esercizio
impossibile proprio per la mancata esposizione al giudizio del cliente finale.
La cassa della bancarella non è ancora
in rosso ,nonostante le scatole nere da decodificare con urgenza per capire se
qualcuno ha scritto in anticipo il destino della rotta, augurandosi lo schianto, oppure se un decollo sia
ancora possibile dopo i temporali che hanno reso amaro il check in dei tigrotti
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Flavio Vergani
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