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Poco prima del goal di Gucci l’impressione comune diceva che il Pontedera era squadra di categoria, con maggior fisicità della Pro Patria e con un impianto di gioco invidiabile, al netto della sterilità dell’attacco.
Poi, come sempre, la vittoria lava via ogni insoddisfazione e apre nuovi scenari ad una squadra che fino a poco tempo prima era da play out, proiettandola nei play off.
Oggi della Pro Patria si dice che ha vinto una partita “di categoria”, che i cambi di mister Javorcic sono stati determinanti (e lo sono stati a nostro avviso) e che Gucci ha dimostrato di essere punta scaltra per l’occasione sfruttata e determinante con la sua elevazione che ha prodotto diverse “spizzate”.
Non siamo nati ieri e nemmeno il calcio è nato oggi, tutto nella normalità per cui perché sorprendersi?
Ma, giusto per coerenza e per non fare quelli a cui va bene tutto solo se si vince, approfondiamo l’analisi anche questa volta.
L’impressione è stata che la Pro Patria dia il meglio di sé quando pensa con la mentalità che l’ha vista primeggiare in serie D: primo non prenderle, pressing alto, poche occasioni da rete ma decisive.
La formazione scesa in campo in una gara casalinga contro una squadra di ipotetico pari valore parlava chiaro a riguardo della strategia: una punta (Gucci) con Le Noci a sostegno (che punta non è più), un centrocampo finalmente ricco del fosforo di Disabato, in grado di innescare la punta ,e tanta corsa garantita dai giovani esterni e dal guastatore Gazo.
Risultato: zero goal presi e quando la Pro Patria non è chiamata a recuperare goal al passivo non perde la sua identità fino al novantesimo e tutto può succedere.
Quello che questa squadra non ama fare è recuperare il risultato, in tali occasioni spesso perde il filo del discorso, si snatura e perde certezze. Questo, a nostro avviso, è il punto più importante di miglioramento nella strada verso la categorizzazione.
Servirebbe il match analyst, ma ad occhio e croce, il possesso palla degli ospiti e le occasione da rete (per queste non serve il match analyst) è stato percentualmente molto superiore alla Pro Patria e su questo aspetto di potrebbe aprire il dibattito. Scelta o imposizione?
La Pro ha subito il Pontedera, oppure faceva parte della strategia concedere quello che si è concesso?
In caso di sconfitta o di pareggio la prestazione dei biancoblù come sarebbe stata salutata in termini di personalità, capacità di condurre le danze, imporre il fattore casalingo?
A sensazione diremmo diversamente da quello che è stata grazie alla vittoria.
La verità sta sempre nel mezzo, ma l’impressione è che questa squadra dia il meglio di sé ragionando con il cervello della serie D per adattarlo alla serie C.
Domenica scorsa si è vista una squadra molto simile a quella dello scorso campionato quanto ad atteggiamento e spirito a conferma che i valori portati in dote dalla serie inferiore stanno diventando, opportunamente adattati, valore aggiunto anche in serie C.
Quindi, occhio a non confondere presunte debolezze con antiche virtù e intonare il vecchio ritornello del “manca una punta” quando, forse, questa squadra ha scelto di farsi bastare quelle che ha.
Qualcuno si era fasciato la testa per la mancanza “dell’unica punta di categoria”, ed è arrivato il goal dell’altra punta che sembra essere di categoria. Parlano i fatti e non lo scrivente.
Destino di alcuni calciatori quello di non venir considerati per quelli che sono.
Gucci, per molti è un profumo o una marca nel campo della moda, ma non un attaccante di categoria. 
Un nome che è quasi un destino.
Non lo era in serie D, non lo sarebbe in serie C e, intanto, lui continua a saltare più alto dei difensori del Pontedera (quelli di categoria, con il fisico di categoria, con l’esperienza di categoria) e segnare goal importanti. L’ultimo dei quali alla super difesa di categoria del Pontedera, uccellata con un inserimento intelligente, abile e scaltro dalla presunta riserva dell’unica punta di categoria della Pro Patria al momento indisponibile per la birichinata di Chiavari.
Adesso un po’ di numeri del lotto: 849 spettatori presenti, 419 paganti, 6.824 euro di incasso.
Vediamo se indovinate di cosa vorremmo parlare ma non parliamo.
Vi facciamo solo una domanda: se aveste un’azienda, un negozio, un’attività commerciale e vi suonassero il campanello chiedendovi anche solo 5000 euro per una pubblicità veicolata con la Pro Patria quale sarebbe la prima domanda che fareste?
Ipotizziamo noi: Quanti spettatori ha?
Risposta: 849.
Quindi, 5000 diviso 849=5,88 euro a contatto.
No, grazie, con questi soldi si investe altrove con ben altra numerosità dei riceventi messaggio e ben altro potenziale in termini di riscontro. 
Manca la punta? No, mancano gli spettatori, manca la città, manca l’interesse per la Pro Patria.
Busto ha 83.340 abitanti, 82.491 dicono di amare la Pro Patria a parole, 849 con i fatti.
Occasione storica per gli 82.491 sarà il Centenario, occasione infallibile per salire sui palchi e fare il figurone parlando di tigrotti, di Manchester d’Italia, dell’Italia che parla di noi, della maglia più bella d’ Italia.  

Passata la festa, gabbato il santo e alla prossima partita in casa ci saranno tutti (gli 849) e nessuno degli 82.491.  

Flavio Vergani






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