Fortunato solo chi li vive.
Momenti inaspettati che trovi fra
le mani fredde e il fiato condensato in una serata troppo fredda solo oltre
quel muro.
Momenti magici perché inaspettati
e insperati.
Fulmini ad alta tensione in una
notte feriale, di quelle che non promettono nulla.
Lo Speroni è un catino di pioggia
che si incendia improvvisamente.
Una scintilla che dapprima
spaventa, poi arroventa, coinvolge, e trascina.
Un urlo che non può essere solo
di chi c’è. Sono troppo pochi.
E’ la voce della passione, quella
vera, forte, profonda, che grida dal profondo dell’anima.
Gridano i pochi presenti, ma si
sente la voce anche degli assenti.
Di chi avrebbe voluto esserci ma
non c’era, di quelli che ci sono sempre stati e ora non ci sono più, persino di
quelli che verranno.
Manca solo la voce di chi non c’è
mai stato e mai saprà cosa si è perso.
La passione è uno tsunami la cui
onda nasce dal cuore e sfocia nell’anima.
Un’ onda che si avvolge su sé stessa
e che si rinforza con le mille frequenze del tifo biancoblù, che ha mille voci
e diecimila sfumature ma che in quel momento diventa unisono.
Non esistono più giovani,
anziani, curve, distinti o tribune, esiste solo un’unica voce e un unico grido.
Spaventa anche chi è abituato
alla forza dell’appartenenza e per un momento si chiede se anche qui ci sono le contrade.
Nessun metronomo e neppure
direttore d’orchestra che “dà il quattro” per partire a tempo, perché il cuore
dei tigrotti è sincronizzato da anni sullo stesso fuso orario. C’è sempre una
luce biancoblù negli occhi dei tigrotti.
Nessuno in ritardo, nessuno in
anticipo, nel cantare una canzone che suona da 100 anni cambiando le strofe e
il tempo ma mai il ritornello che suona sempre allo stesso modo: “Pro Patria …Pro
Patria…Pro Patria!
Dal liscio, al valzer, dal tango
alla disco dance, passando per il lento, sono stati i generi ballati ma sempre
con un unico spartito e due accordi vincenti: Pro Patria.
E allora senti l’emozione che ti
sale dalla testa ai piedi, senti la voce dal cielo di chi ti ha fatto conoscere
questo paradiso e invidi chi sa essere quello che il protocollo vorrebbe che tu
fossi. O forse, ringrazi di essere diverso, per non perderti quello che lui non
conoscerà mai.
Poi, guardandoti intorno ti
chiedi come quelle poche persone possano generare un urlo di tale intensità,
volume ed energia.
Sempre meno presenti e sempre più
alto è il grido. Sempre meno vento e sempre più forte sventola la bandiera
biancoblù.
Come è possibile?
C’è un segreto che solo i tifosi
biancoblù conoscono.
Un segreto che è celato nel loro
cuore, tramandato da padre in figlio.
Un’eredità preziosa scritta in
tutti i testamenti biancoblù.
Un tesoro che non si compra, si
eredita.
La magia di credere senza
dubitare, di essere senza diventare, di vivere prima di nascere, di andarsene
rimanendo.
La passione non si compra in
prevendita, non si incastra nei tornelli, non ha la tessera del tifoso.
La passione non ha freddo, non ha
caldo, non ha Sky e non guarda Dazn.
La passione ha una un solo timbro
di voce e l’altra sera era quello del tenore che ha scaldato il corpo, l’anima
e il cuore.
Lo “Speroni” vibrava come corda
di chitarra, rullava come il rullante di una band heavy metal, spingeva come il
magico groove di un bassista scatenato.
Se hai avvertito quel brivido,
quell’emozione forte, quella scossa fulminante, non servono altre parole.
Se non li hai avvertiti è perché non
hai ricevuto il testamento.
E, anche in questo caso, non
serve andare avanti.
Flavio Vergani
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