La Pro Patria perde meritatamente con il Pro Piacenza per due a uno. Mister Javorcic sceglie l'arrocco sistematico, ma nulla può contro lo scacco macco in due mosse rifilatogli da mister Maspero.
Sconfitta meritatissima in virtù di un atteggiamento tattico del tutto rinunciatario, con tigrotti costantemente in undici dietro la linea del pallone e totale incapacità di tenere palla a centrocampo.
Il possesso è stato costantemente dei padroni di casa bravi ad eludere il pressing sui portatori di palla da parte dei tigrotti. Un marchio doc della squadra bustocca oggi completamente disinnescato dai giocatori del Pro Piacenza.
Pensare che nelle pochissime occasioni nelle quali i tigrotti si sono degnati di attaccare la difesa avversaria sono scaturiti nell'ordine: il goal del pareggio di Gucci, una parata clamorosa del portiere locale su Mastroianni e una traversa di Pedone.
Ma, questi segnali, invece di far capire ai biancoblù che attaccando avrebbero potuto tranquillamente vincere la partita, li hanno convinti a continuare nella loro assurda tattica difensiva.
A cinque minuti dal termine ecco la meritata punizione con il secondo goal di Scardina che ha messo la firma sulla prima vittoria casalinga dei piacentini.
Con mister Javorcic già negli spogliatoi per l'espulsione ricevuta per proteste, ecco l'esordio in campionato di Pllumbaj giunto al minuto novanta(troppo tardi!)e l'ingresso di Ghioldi per cercare di dare un minimo di qualità ad un centrocampo diventato "operaio" dopo le sostituzioni di Disabato e Le Noci.
Scelte discutibili (e non perchè si è perso, ma solo perché recidive)vista la contemporanea assenza di Santana.
Pretendere di creare gioco senza i punti di riferimento qualitativi della squadra diventa molto difficile, quasi impossibile. Si fatica a comprendere il ricorso sistematico a finali di gara nei quali si preferisce la quantità alla qualità.
Il Pro Piacenza merita rispetto come tutte le squadre del girone, ma l'atteggiamento dei tigrotti dimostrato durante la partita è parso francamente esagerato. D'accordo il rispetto, ma attenzione a non cadere nell'ossessione di giocare sempre contro fenomeni o renderli tali, come accaduto oggi.
Si giocava contro una squadra che non aveva mai vinto in casa, dall'organico del tutto paragonabile a quello tigrotto e non certamente contro una big del girone che avrebbe potuto giustificare un tale atteggiamento rinunciatario.
Partite del genere richiedono ben altra personalità, autostima e coraggio. Difendersi per novanta minuti nella speranza di pareggiare la partita espone a rischi elevati di sconfitta. Cosa puntualmente avvenuta.
Una lezione da imparare in fretta.
Flavio Vergani
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