Questo per
sottolineare quanto il tecnico sia parte integrante di questo processo che ha
promosso la squadra nella sua essenza, nel suo modello, nel suo sviluppo.
Può sembrare un
dettaglio ma non lo è. Si possono vincere i campionati in molti modi: con
squadre fortissime per la serie D ma non per la serie C, oppure con squadre già
pronte per la serie C che sopportano un campionato di serie inferiore quale
parte integrante del progetto si sviluppo.
La Pro Patria non
fa parte di nessuna di queste ipotesi. La squadra in serie D ha avuto le sue
difficoltà nel centrare la promozione, non era composta da fuori categoria ma
nemmeno da mestieranti della categoria. A testimonianza di questo viene il dato
citato da mister Javorcic nel commento del post gara di ieri.
Sette più uno
scesi in campo ieri provengono dalla serie D e vincono in serie C.
Il progetto
biancoblù poggia su una filosofia ben precisa che mira a diventare prima che ad
essere.
Punta ad una
crescita prospettica più che ad una nascita immediata, ha nel dna un disegno
architettonico da realizzare più che un affresco da ammirare.
Riavvolgiamo il
nastro e torniamo ai tempi della creazione quando l’aspettativa della piazza
era concentrata su allenatori di nome, bomber di razza, registi alla "Popi
Bonnici", per vincere a man bassa la serie D.
Javorcic? Gucci? Gazo?
Chi sono costoro? Ripieghi, scarti del Varese, ci vuol bene altro per vincere
la serie D. Questa l’opinione comune.
Si è vinta la D e
ora si è ad una manciata di punti dalla Carrarese che tanto assomiglia al
Rezzato dello scorso anno: Maccarone, Coralli, Tavano. Vuoi mettere la
differenza?
Comprensibili reminiscenza
del passato quando il nome di grido doveva coprire le falle di progetti con le
fondamenta sulla sabbia.
Dare in pasto il
nome di grido alla folla era l’unico fragile assett sul quale vendere sogni a
buon mercato e percorrere la scorciatoia verso la exit strategy.
Nulla a che
vedere con l’attuale portafoglio biancoblù arricchito non con titoli spazzatura
o con bond a basso rating ma da investimenti virtuosi che poggiano prima sul
valore del management sportivo e poi sugli assett finanziari.
Quanto vale oggi
sul mercato finanziario la coppia Javorcic-Turotti? Indubbiamente le azioni dei
due sono in fortissimo rialzo visto quello che hanno fatto e con chi lo hanno
fatto.
Non mega budget
da sperperare per ingaggiare i soliti nomi noti, non strategie a breve termine
con le blue chips del mercato, ma perspicacia e pazienza da certosini per far
crescere un progetto nel tempo con attenzione maniacale agli indicatori
societari in termini di eticità, sostenibilità finanziaria e di sviluppo dell’autofinanziamento.
I sette undicesimi
scesi ieri in campo sono l’interesse maturato dal titolo serie D 2017/2018, ma
pensiamo a Mora, Sanè, Ghioldi, Boffelli, gente con rating tripla A messi in
cassaforte e pronti a staccare la cedola nei prossimi mesi. Una cedola il cui valore premia più l'intuito di chi li ha scelti che l'effettivo valore economico. In questa categorie pagano di più le intuizioni che gli effettivi realizzi.
Il rendimento dei
titoli “JT” emessi da via Cà Bianca hanno stracciato tutti gli andamenti del
mercato con una promozione, uno scudetto e una posizione in classifica figlia
dei rialzi record nelle piazze di Novara, Chiavari e Pisa. Per la disperazione
dei bookmakers che hanno pagato somme folli a chi ha creduto nel progetto
bustocco, anche quando le quotazioni quasi lo deridevano.
Oggi si gioisce
per quello che c’è sul conto corrente, che è molto e al di sopra delle aspettative,
ma il vero valore è il patrimonio immobiliare biancoblù che si fonda su un’architrave
solida in grado di assorbire senza crollare le scosse telluriche proprie di
ogni mondo finanziario.
Si pensi al down
dello scorso anno quando tutti compravano le azioni Rezzato o a quello di
inizio campionato quando in molti hanno disinvestito dal biancoblù dopo le
prime cadute.
La vera
promozione è avvenuta fuori da campo, quando accaduto e accade in campo ne è
solo la logica conseguenza di scelte vincenti .
Questo va a onore
di chi ha sempre creduto ciecamente nel direttore di filiale tanto da non
prendere in considerazione nessuna “Opa” di acquisto a meno che la stessa non
comprendesse la sua conferma.
Per cui, per
essere precisi bisogna dire che ieri hanno vinto i 9/11 dello scorso anno. Il
nono, o meglio la nona, è la vera sinfonia di Beethoven che ha creduto nella partitura del direttore d'orchestra e del primo violino il cui nome sconosciuto ai più ha saputo non stonare in una piazza che da sempre si considera la "Scala"del calcio locale.
Flavio Vergani
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