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Spalti gremiti nella sede del Pro Patria Club per la Festa di Natale, anche se la squadra non è scesa in campo.
Infatti, dopo quasi 50 anni, la tradizione è stata infranta e grande è stata la delusione dei tifosi, rimasti orfani dei loro beniamini proprio nell'anno della promozione
Conseguenza del fatto che la società di via Cà Bianca ha dato disponibilità per la presenza dei soli giocatori squalificati(nessuno)e infortunati (Colombo,)riferendo la scelta al periodo di intensi impegni ai quali sono chiamati i tigrotti nel mese corrente
Una decisione che ha generato più di un'insoddisfazione tra i consiglieri del club e in gran parte della tifoseria che ha fatto decidere al sodalizio di via Pozzi di rinunciare alla festa secondo il consolidato schema.
In alternativa ecco la formula "Open door,"partecipazione libera e senza inviti estesa a tutto il mondo tigrotto che ha comunque garantito una numerosa partecipazione.
Folta e qualificata la rappresentanza del Comitato “100 anni di Pro” che è intervenuto con il presidente Luca Calloni, Lorenzo Pisani, deus ex machina del sodalizio con Lele Magni, Pamela Carezzato e Cristina Castelli.
Con loro Giovanni Castiglioni e Carlò Albè che hanno realizzato il libro "100 anni di Pro", recentemente presentato al teatro Sociale narrante un secolo di storia vissuta.  
Roberto Centenaro, presidente del Pro Patria Club, nel “welcome time” ha condiviso la sua amarezza per la scelta societaria di limitare l’intervento dei calciatori :“Sono molto amareggiato-ha dichiarato Centenaro- per questa scelta societaria. Capisco che il calcio è cambiato e si gioca ogni tre giorni, ma credo che un sacrificio lo si sarebbe potuto fare. Ci sono tifosi che fanno 10 ore di viaggio per vedere 90 minuti di partita, non sempre esaltante, per cui credo che i giocatori avrebbero potuto trovare il modo di partecipare. Non mi è piaciuto nemmeno lo stile con il quale la società ci ha comunicato questa scelta: una mail impersonale, fredda e distaccata che mi ha lasciato molto amareggiato. Il Pro Patria Club è da 50 anni che è vicino alla Pro Patria con le sue innumerevoli iniziative che spaziano dall'ambito sportivo a quello sociale, ma, purtroppo, noto che in molti si dimenticano di considerarlo e di ringraziarlo per quello che fa. Abbiamo una storia di mezzo secolo che merita rispetto e considerazione”.
Parole che hanno colpito profondamente i presenti i quali hanno dimostrato tutta la loro approvazione al presidente con un convinto e caloroso applauso.
Poi, spazio a Carlò Albè e Lorenzo Pisani che hanno raccontato il percorso di sviluppo del progetto che ha portato alla realizzazione del libro e le emozioni vissute sul palco del teatro Sociale durante la recente presentazione. “Mi ha emozionato rivedere la dirigenza Vender- ha detto Carlò Albè- con la quale la tifoseria a volte non è stata tenera, nonostante avesse garantito anni di stabilità economica e soddisfazioni sportive”.
Come “dulcis in fundo” ecco Marilena Lualdi, che con Francesco Inguscio è l’unica giornalista professionista bustocca che segue la Pro Patria e che ci onoriamo di avere quale direttrice del Tigrottino “un giornale che andrebbe rivalutato da molti visto che ce lo invidiano anche in serie A"-ha tenuto a sottolineare il presidente Centenaro..

Marilena con il solito stile tanto elegante. quanto incisivo. ha condiviso il concetto del “noi” che dovrebbe essere costantemente declinato nel mondo tigrotto a discapito dell' "io” che a volte diventa elemento di contaminazione e competizione tra i tifosi, creando inutili divisioni.
Un “noi” che dovrebbe essere sufficiente per comprendere che la storia della Pro Patria la scrivono ogni giorno i suoi tifosi che hanno tutti identica importanza, al di là del fatto che siano o meno presenti in un libro, in una foto o che ricoprano una carica in un club, in un’associazione o direttamente nella società.
E, qualche illustre assenza di ieri, fa pensare che si debba lavorare ancora per raggiungere l’obiettivo.
Ieri, al Pro Patria Club erano presenti tifosi che coprivano la fascia di età 19 anni-90 anni.
C’erano tre generazioni riunite nel nome della Pro Patria e questo è stato il modo migliore per unire la storia con il presente per vivere il futuro. Un modo per fare gruppo e sentirsi tutti con addosso la stessa maglia.
Chi era presente ha vissuto questa emozione e si è sentito parte del progetto, gli assenti, per definizione, hanno sempre torto. 


Flavio Vergani

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