Cambia il colore
del campo che da verde diventa bianco per la prima neve stagionale caduta su
Busto, cambia il colore delle righe del rettangolo di gioco che da bianche
diventano rosse per distinguersi, cambia il colore dei pantaloncini ospiti che
da blu diventano gialli per scelta arbitrale quello che non cambia è il colore
della passione che rimane bianco e blù in una domenica stile vecchi tempi.
L’orario è il
solito di sempre, le 14,30 della domenica, altro che le 18,30 di lunedì quando
si vorrebbe giocare Pro Patria Juventus e questo è il primo ingrediente del
calcio che ci piace di più.
Se poi gli orari
da happy hour servono a qualcuno per vantarsi di essere professionisti si
crogioli pure in questi sofismi filosofici se servono per darsi un tono, ma a
noi continua a piacere un altro tipo di calcio che oggi abbiamo visto ed apprezzato.
E, crediamo di non essere gli unici a pensarla così.
L’ardore in campo
ricorda quello di quel Pro Patria Carrarese degli anni 80 quando in palio c’era
la promozione e sugli spalti c’era il mondo intero.
Undici tigrotti
con gli attributi in acciaio inox pronti ad azzannare l’avversario dato per
duro come il marmo ed esperto come Mosè.
Mister Javorcic
aveva detto in conferenza stampa che se la Carrarese avesse giocato la partita
perfetta avrebbe vinto. I toscani non
hanno giocato la partita perfetta e hanno perso ma, anche se l’avessero fatta, non è per niente detto che l’avrebbero spuntata.
La Pro Patria ha
infatti giocato la partita perfettissima e ha “matato” la Carrarese grandi
firme per tre a uno.
Tigrotti duri
come il marmo, tanto per stare in tema, e doppio vantaggio con goal di Le Noci
dopo una “garellata” dell’estremo difensore ospite e raddoppio sempre dello
stesso Le Noci su rigore concesso per fallo di mano in area.
Nella ripresa
mister Baldini, in tribuna per squalifica, ricorre alla fanteria pesante
immettendo Tavano per dare sostegno ad uno spento Maccarone.
Il nuovo entrato
va in goal ma i tigrotti, sostenuti da un pubblico caldo e vociante, tengono
botta.
Poi, arriva dalla
panchina il toscano che segna sempre con le toscane (e non solo) che mette la
firma sulla vittoria con il goal del tre a uno. Il suo nome Niccolò, il suo
cognome Gucci, la sua professione il bomber di razza.
I tifosi intonano
il “tutti a casa olè” dedicato ad un affollato settore ospite e magicamente si
torna a respirare l’aria di casa nostra, quella di sempre, quella che solo chi
come noi c’era, c’è e ci sarà può comprende e gustare. Un modo di essere
rimasto inossidabile a gioie(poche) e dolori (tanti) ma che ha mai ha tolto l’orgoglio
e la fierezza a chi soffre da sempre per questi colori.
Bello ritrovare questo aspetto rimasto uguale in un calcio che cambia. Un calcio che si riempie la bocca di professionismo con le parole ma fatica a realizarlo con i fatti. Orari ridicoli, strutture penose, organizzazioni zoppicanti, squadre penalizzate, fidejussioni false, squadre prossime all'esclusione dal campionato. E' questo il professionismo di cui ci parlate? Tenetevelo!
Noi ci teniamo invece partite
impossibili da raccontare per la loro esclusività che premiano i pochi che
hanno sfidato la neve e un freddo glaciale per sostenere i tigrotti. Gli altri
la sentiranno raccontare domani al bar, oppure la leggeranno su quotidiani o
siti internet e gioiranno tirando fuori per un attimo dal cassetto l’orgoglio
bustocco. Non sarà la stessa cosa perché nessuno saprà raccontare la percezione
di grinta, determinazione e concentrazione che aleggiava sullo “Speroni”, la
fame dei giocatori che volevano dimostrare alla corazzata toscana di non essere
vittime predestinate del loro strapotere.
Maccarone è stato
fatto bollire da un Battistini in versione “chef stellato”, che lo ha cucinato
per 95 minuti. Mancava
Caccavallo, questo è vero, ma pensare che oggi un singolo potesse fare la
differenza è esercizio davvero improponibile. Oggi ha vinto la
Pro Patria perché ha meritato di vincere, il resto è solo noia.
Oggi ha vinto il pubblico che ha fatto un salto del passato per ritrovare gli ingredienti di quando si stava peggio che abbinati al presente dove si sta meglio ha prodotto un pomeriggio indimenticabile.
Flavio Vergani
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