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Una partita più facile da perdere che da vincere. Un risultato che certifica la maturazione di una squadra vera, basta guardare le immagini dopo il goal della vittoria: tutti, proprio tutti, che corrono verso Gucci per far festa. Un’immagine intensa che sintetizza profondi significati senza aggiungere inutili parole.
Una squadra che non ha solisti, ma musicisti di una stessa orchestra che vanno a tempo con il loro direttore che muove la bacchetta per dettare lo spartito.
Un' esecuzione sincrona che fa dimenticare gli assenti, ieri mancavano due primi violini come Mora e Fietta, ma non si è sentita nessuna stonatura.
Solo qualche interferenza che veniva dal loggione che a un certo punto ha preteso il cambio strumentista quando si sentiva forte l’odore della sconfitta.
Il direttore d’orchestra è rimasto concentrato sullo spartito sapendo di avere in tasca il profumo della vittoria a marchio Gucci, che non è l’ultimo arrivato ma che ancora fatica a farsi riconoscere come bomber originale, quasi fosse una fragranza falsa da mercato che ricorda l’essenza solo per il nome. Sono otto i goals per lui, tanti quanti quelli di Cacia del Novara, tanto per fare il nome di un bomber desiderato e invdiato da qualche tifoso bustocco.
Soddisfazione doppia per il direttore d’orchestra che ha chiuso il concerto con una standing ovation trasformando le interferenze in applausi convinti.
Troppo vecchio del mestiere per rompere il violino a fine concerto e troppo signore nel profondo dell’animo per rovinare un concerto perfetto con una stonatura nel camerino.
Certo è che questo direttore d’orchestra sconosciuto ai più e venuto nella presunta Scala del calcio locale a vincere due Awards come campionato e scudetto e poi 30 punti dicasi trenta alla seconda di ritorno in serie C qualche qualità dovrebbe averla, a meno che non si tratti di pura fortuna. E, anche se così fosse, ben venga questa qualità.
Può piacere o meno la sua musica, ma certo è che spesso fa ballare le difese avversarie dopo averle stordite con quel cambio di metronomo sul finale del concerto.
Sorprende quando niente sembra cambiare e invece tutto cambia, perché spesso sono le sfumature e i colori delle note che valgono di più della marca dello strumento dalle quale provengono.
Ottava sinfonia vincente per il croato dal nome impronunciabile per il “Giacomelli”, ottavo posto nella hit parade del girone A.
Cosa chiedere in più al direttore d'orchestra? Di cambiare? Cosa? Le note? I musicisti? Lo spartito?

Flavio Vergani

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